09 Ottobre 2019, 13:27
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PALERMO – “Faccio parte di un cantiere fermo, quello della Bolognetta Scpc sulla Palermo-Agrigento. La crisi della Cmc ha portato alla chiusura di quattro cantieri. E da noi quando si ferma un cantiere, la crisi non coinvolge solo i duecento, trecento, quattrocento operai che lavorano per quell’opera, e l’indotto, ma tutta la Sicilia. Significa che si ferma l’economia di una regione”. Lo ha detto Pippo Graziano, 59 anni, operaio edile, delegato della Fillea Cgil Palermo, intervenendo questa mattina dal palco del Forum di Assago per l’assemblea “Dalle parole ai fatti” alla presenza di 9 mila delegati di Cgil, Cisl e Uil e dei segretari generali Landini, Furlan e Barbargallo.
Pippo Graziano, da 7 mesi in cassa integrazione, ha raccontato i disagi di pendolari e turisti per le strade dissestate siciliane, e in particolare le peripezie su quel tratto di strada incompiuto, la Bolognetta-Lercara sulla Palermo-Agrigento, con sette semafori, deviazioni e restringimenti pericolosi. Ha enumerato i cantieri fermi tra Palermo e Catania, dall’anello ferroviario alla metropolitana. “Perché Palermo e la Sicilia devono essere così disagiati e bistrattati? – ha detto Giordano – Penso che la Sicilia faccia parte dell’Italia e tutti abbiamo interesse a che l’Italia vada avanti. L’ex ministro Toninelli è venuto in Sicilia più volte, ho avuto occasione di parlagli, ci ha detto che lo sblocca cantieri avrebbe risolto i problemi. Ma i cantieri sono ancora tutti bloccati. Chiediamo al governo fatti, non parole. Quando si sblocca un cantiere si sblocca una comunità”.
“Mi sono trovato a cercare lavoro ma qualcuno mi ha detto che sono troppo vecchio per cercare lavoro e sono troppo giovane per andare in pensione. Mettiamoci d’accordo, in Italia. Senza un lavoro e senza la pensione come faccio a vivere? Lo chiedo per tutti quelli che si trovano nella mia situazione”, ha aggiunto Graziano. “Mia figlia sta in Portogallo e sta bene lì – ha poi proseguito – E’ un piccolo paese ma che migliora sempre di più, le strade e le infrastrutture sono in buone condizioni. Io mi trovo nel limbo. Non so se restare in Sicilia, o in Italia, perché mi sento anch’io italiano, o seguire mia figlia dove si sta meglio”.
“Nei nostri posti di lavoro – ha aggiunto Graziano – noi delegati abbiamo un compito: far capire che siamo tutti uguali. Io ho 38 anni di marche ma non posso andare in pensione. Tutti devono poter andare in pensione, soprattutto chi fa un lavoro gravoso e usurante, ma non a quota 100, perché noi non siamo impiegati e non possiamo. Noi delegati sbagliamo, pensiamo di non essere nessuno. E invece abbiamo un compito importante: parlare con la gente e fare capire la funzione del sindacato. Io ho lavorato in aziende dove il sindacato non poteva entrare e c’è una differenza abissale. No esiste nessun ordine, non vengono applicate le leggi. Soprattutto nei subappalti. Il datore di lavoro mi diceva: qui si fa così, se ti conviene ci stai, se non ti conviene te ne vai”.
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09 Ottobre 2019, 13:27