Quel gesto di un padre|e la ferita aperta di Ornella - Live Sicilia

Quel gesto di un padre|e la ferita aperta di Ornella

l'operaio omicida-suicida di termini
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La follia che veste un padre da assassino, è la stessa che tinge d’inverno un pomeriggio di piena estate. Non ha senso. Si esaurisce in quello scroscio improvviso di pioggia che spezza lo scorrere lento del tempo e del sole di luglio. Via Navarra a Termini Imerese è un serpentone lungo alcune centinaia di metri, che dalla zona della stazione porta in cima ad una collina. Davanti alle gru del porto. Davanti al mare. Una zona nuova, con edifici recenti, ai balconi dei quali non è difficile scorgere tute da lavoro.

Qui viveva la famiglia Bova: il padre, Agostino, di 56 anni; la moglie Margherita Corallo, di 51; e Ornella, la figlia di 30. Agostino, ex operaio della Fiat, questo pomeriggio intorno alle 15 è rientrato a casa. Agostino ha aveva con sè una pistola ed ha fatto fuoco. Ha sparato alla moglie, uccidendola sul colpo. Quindi, dopo un breve inseguimento lungo il corridoio di casa, ha rivolto l’arma contro la figlia, ferendola gravemente alla testa. Infine l’uomo si è sperato un colpo alla testa, che ha reso vano il trasferimento in elisoccorso all’ospedale a Palermo.

Il responso della tac dice che la ragazza, Ornella, non ha subito lesioni cerebrali; il proiettile non avrebbe trapassato il cranio, ed è vigile. Per lei c’è la concreta speranza che le ferite, quelle del corpo, passino. I solchi più profondi, aperti dai colpi di pistola di oggi pomeriggio, no. Quelli non passeranno mai.

Agostino Bova era stato licenziato un anno e mezzo fa dalla Fiat di Termini Imerese, e secondo indiscrezioni si sarebbe trattato di un licenziamento disciplinare. Le voci dei vicini sono quelle che spesso si sentono in questi momenti. Nulla lasciava presagire un simile epilogo. Un vicino di casa, Serafino Bartolotta, è stato il primo ad arrivare nell’appartamento: “Ho visto subito la ragazza – dice -. Aveva una ferita alla testa, ma rispondeva. Ho seguito la scia di sangue e in cucina ho trovato i due corpi a terra”.

Intanto, davanti al condominio di via Navarra, l’ultima volante della polizia va via. E i ragazzini continuano a correre in bicicletta, inseguendo ciascuno il suo ritrovato pomeriggio d’estate. Perchè la pioggia, quella folle al di là del vetro, nel frattempo ha cessato di cadere.


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Commenti

    CREDO SAREBBE OPPORTUNO CHE IL COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI, GENERALE DI CORPO D’ARMATA, TEO LUZI, COSÌ COME HA FATTO PER IL CASO CUCCHI, PER ESEMPIO, ROMPESSE IL SILENZIO E DICESSE DUE PAROLE, ANCHE DI CIRCOSTANZA, SUL CASO IN ESAME. COSÌ, FORSE, LA FAMIGLIA ED IN PARTICOLARE LA VEDOCA DEL MARESCIALLO, SI SENTIREBBERO MENO SOLI. DALTRONDE IL DEFUNTO ERA UN CARABINIERE E NON UN CARABINIERE QUALSIASI, UNO CHE HA PORTATO LUSTRO ALLA BENEMERITA E QUINDI SAREBBE OPPORTUNO CHE IL GENERALE LUZI, DICESSE, COME PER IL CASO CUCCHI, CHE I RESPONSABILI, QUALORA INDIVIDUATI, PAGNERANNO. L’ARMA LO DEVE ALLA FAMIGLIA LOMBARDO. IMPERATIVO CATEGORICO:- USCIRE DAI RUMOROSI SILENZI CHE CELANO UN’OMERTA’ DI STATO, INTOLLERABILE.
    ED IO SO BENISSIMO CHE IL GENERALE LUZI NON È UN OMERTOSO, QUINDI, ATTENDIAMO

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