In tanti chiedono la scarcerazione| Boss e gregari, le istanze sono 456

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08 Maggio 2020, 07:55

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PALERMO – Sono 456 i detenuti – fra boss e gregari – che hanno chiesto la scarcerazione e attendono la decisione dei giudici. Un numero che aggiunge polemiche su polemiche dopo che si è saputo che in 376 nell’ultimo mese e mezzo hanno ottenuto gli arresti o la detenzione domiciliari per motivi di salute o per l’emergenza Coronaviorus (leggi l’articolo sulle scarcerazioni).

Si conosce il numero di quanti hanno ottenuto il differimento della pena, ma non quello di coloro ai quali – e sono centinaia, forse più degli scarcerati – è stata rigettata l’istanza. Per molti il Coronavirus non c’entra, sono gravemente malati come la moglie del boss palermitano Salvatore Lo Piccolo (leggi l’articolo su Rosalia Di Trapani). Per molti la scarcerazione è momentanea.

I 456 sono tutti ristretti al carcere in regime “di alta sicurezza”, un gradino più in basso del 41 bis in termini di restrizioni. Oltre 220 stanno scontando pene definitive, mentre gli altri sono in custodia cautelare, dunque, non ancora condannati con sentenza definitiva.

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Il compito di stilare l’elenco è stato affidato al nuovo vice capo del Dap, Roberto Tartaglia, che ha inviato l’elenco al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, nei confronti del quale il centrodestra ha presentato una mozione di sfiducia in Senato. A firmarla la senatrice e avvocato Giulia Buongiorno. Matteo Salvini è convinto di poter contare “nell’appoggio di qualcuno in maggioranza”.

Bonafede nel corso del Question time ha definito “totalmente infondato il collegamento” tra la mancata nomina di Nino Di Matteo al Dap nel 2018 e “le scarcerazioni di cui si è parlato in questi giorni, frutto di decisioni di magistrati che hanno applicato leggi previgenti che nessuno aveva mai modificato fino al decreto legge approvato la scorsa settimana da questo governo, con il quale si stabilisce che, rispetto alle istanze di scarcerazione, è obbligatorio il parere della Direzione Nazionale e delle Direzioni distrettuali Antimafia”.

Il guardasigilli, che aveva annunciato di essersi messo al lavoro per “riportare in carcere” i detenuti sta studiando con i suoi collaboratori un “vincolo normativo” visto che la situazione di emergenza sanitaria è cambiata.

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08 Maggio 2020, 07:55

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