07 Febbraio 2021, 06:00
2 min di lettura
Fate presto (con i vaccini). Un titolo da terremoto che risulta purtroppo attuale. Il Covid provoca terremoti ogni giorno. Le sue scosse azzerano nuclei familiari e comunità. Non lo avvertiamo fisicamente, non ci sono strade cancellate dalla toponomastica, palazzi sventrati e piazze sepolte. Tuttavia, questa devastazione opera quotidianamente e strappa via le persone ai loro affetti. Nemmeno loro ritorneranno.
Fate presto. Basta guardare il bollettino di ieri: ventitré morti in Sicilia, 385 in tutto il Paese. Sono numeri inaccettabili. Ogni perdita umana lo è, nella deflagrazione affettiva che impone. Ma quando all’immensità di una esistenza che si spegne si aggiunge una drammatica moltiplicazione, non parliamo più di una tragedia, siamo al cospetto di una catastrofe. Ecco lo scenario che stiamo raccontando. E c’è un retropensiero che consideriamo orrendo: l’idea, non confessata e percettibile, che in fondo ci sia una soglia tollerabile di vittime. Ma chi se la prende la responsabilità di andarlo a raccontare alle famiglie dei novantamila e passa italiani che, a oggi, non ci sono più, quando sappiamo che altri cominceranno a non esserci da domani?
Fare presto significa coltivare l’ossessione di chi intende vaccinare più popolazione possibile e il prima possibile. Ognuno ha un suo parere sulla campagna vaccinale, troppo spesso influenzato dalla appartenenza politica. Né bisogna dimenticare le difficoltà di approvvigionamento delle dosi. ‘Fate presto’ significa non dormirci la notte: operare con risolutezza per avere i vaccini disponibili – qui il presidente Draghi dovrà dimostrare le qualità che tutti gli riconoscono – e, una volta, acquisite, somministrare dosi giorno e notte, senza riposo, senza ritardi e senza perdere un minuto. Il massimo impegno non basta più, è necessario andare oltre e raggiungere i risultati a ogni costo, perché il tempo è un fattore determinante nel salvataggio delle vite. Proteggere tutti è l’unico programma politico che abbia un senso. Altro non c’è.
Fate presto. L’apertura delle prenotazioni agli over ottanta è una buona notizia, ma si deve procedere in fretta. Si coinvolgano i medici di base, le farmacie, ogni soldato della sanità privata o pubblica disponibile. Si aprano postazioni negli spazi grandi, come la Fiera del Mediterraneo di Palermo, e si scansino i suggestivi alibi della forza maggiore. Tra chi attende, con paura, il suo salvacondotto immunitario c’è chi non lo riceverà, perché sarà destinato a morire prima. Immaginario è già tremendo. Facciamo almeno in modo che non ci siano più lacrime di quelle che si renderanno tristemente inevitabili.
Pubblicato il
07 Febbraio 2021, 06:00