24 Ottobre 2011, 00:12
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Raffaele Lombardo è il convitato di pietra del Pd. E non saranno le fumoserie verbalizzate in direzioni complicate a sminuire il fatto. La tattica è dilatoria. Ruota intorno a una serie di formule dorotee circa le alleanze, le modalità e le convergenze. Nel chiacchiericcio indeciso, il dato appare inconfutabile. La dirigenza del Pd ha paura di scegliere. Lombardo si è insinuato come un cuneo nelle contraddizioni del maggiore partito di centrosinistra. Creare un rapporto ancora più organico con lui significherebbe alienarsi le simpatie di molta parte delle base che considera il governatore della Sicilia – con qualche ragione – incompatibile con gli orizzionti e la tradizione di quell’area. Abbandonare Raffaele avrebbe il sapore di uno smacco. Non c’è mai stato un governo tecnico. Il Pd ha condiviso un sentiero politico col presidente. Come spiegherebbe al mondo il suo cambiamento di linea?
Così, al momento, si tenta di rimpallare la questione, di ignorarla nelle sue implicazioni regionali e nel riverbero che ha sulla vicenda delle comunali palermitane. Eventualmente, la candidatura di Rita Borsellino sarà impiegata come un contravveleno lombardiano. Purtroppo per il segretario Lupo, il tempo stringe. La solita base rumoreggia. E il numero uno del Pd rischia di fare la figura del Re Travicello in uno stagno di guai.
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24 Ottobre 2011, 00:12