27 Novembre 2016, 21:22
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PALERMO – E’ uno dei sacerdoti dell’ortodossia grillina. Tra i rappresentanti dell’ala dura dei Cinquestelle, Riccardo Nuti, ex capogruppo alla Camera, di professione perito tecnico informatico, è stato a lungo il volto palermitano del Movimento. Lo è stato almeno fino allo scoppio del caso firme false, dopo il quale sono venute a galla le divisioni e i rancori tra i grillini palermitani. Polemiche e dissidi che affondano le radici nel passato, prima della sua candidatura a sindaco nel 2012 e della successiva elezione alla Camera nel 2013. Gli avversari interni gli rimproverano una gestione troppo autoritaria del meet-up, portata avanti insieme con gli altri esponenti del cerchio magico dei deputati nazionali made in Palermo: Claudia Mannino, Giulia Di Vita, Loredana Lupo e Claudia Di Benedetto. La rottura più clamorosa risale al gennaio 2014, con la messa alla porta dei senatori Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino dal gruppo locale: furono accusati di un atteggiamento troppo dialogante nei confronti degli altri partiti, ma tante voci interne raccontano di “forti” dissapori personali tra Nuti e i due.
Toni accesi e molto duri, pari a quelli che contrapposero Nuti, componente della commissione Affari costituzionali e della commissione Antimafia, all’attuale sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, anche lui palermitano, renziano della prima ora. E’ il dicembre del 2013 e a Montecitorio si discute la fiducia al governo Letta: Nuti prende la parola e citando alcune intercettazioni attacca Faraone, tirando in ballo presunti rapporti tra l’allora esponente della segreteria nazionale Pd e un mafioso del quartiere palermitano di San Lorenzo. In aula scoppia la bagarre, Faraone, che non era indagato, parla di accuse “infamanti” e smentite dalla stessa inchiesta a cui il deputato grillino faceva riferimento. Faraone incasserà la solidarietà di Letta ma il duello tra i due proseguirà nei giorni successivi. rapporti tesi anche con il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che nel 2012 vinse il confronti elettorale con Nuti. L’ultimo attacco risale a ‘Italia a 5 stelle’, quando dal prato del foro italico l’ex candidato sindaco grillino non lesinò bordate all’avversario di quattro anni prima: la frecciata più pesante sullo “scandalo Amat”, che è “quasi in fallimento – disse Nuti – e che ha un debito di 46 milioni di euro”. Fu la coda velenosa di un duello iniziato un paio di mesi prima con un post Facebook in cui Nuti lanciò accuse di mafia al Comune di Palermo e alle Partecipate. La risposta di Orlando e dei vertici delle aziende fu una querela per diffamazione.
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27 Novembre 2016, 21:22