Rimpasto al Comune, la Dc chiede spazio ma gli alleati frenano

Rimpasto al Comune, la Dc chiede spazio ma gli alleati frenano

I cuffariani vogliono far pesare il risultato alle Provinciali

PALERMO – Al comune di Palermo si torna a parlare di rimpasto. Complici i risultati delle ultime Provinciali, che hanno visto la crescita della Democrazia cristiana, il dossier “giunta” è finito ancora una volta nella lista dei desideri dei partiti.

Non una novità, a dire il vero, dal momento che i cuffariani in questi tre anni hanno chiesto a più riprese di pesare di più nella squadra di governo, finora senza risultati.

I numeri della Dc

Stavolta però la Dc proverà a far pesare i numeri. Nel 2022 la lista dell’ex governatore siciliano elesse tre consiglieri comunali che, in meno di tre anni, sono raddoppiati arrivando a quota sei, grazie all’arrivo qualche giorno fa di Natale Puma, vicino all’ex assessore Andrea Mineo.

Un passaggio politico di peso che, secondo molti big del centrodestra, avrebbe influito anche sull’esito delle Provinciali.

Mineo, dopo la rottura con Fratelli d’Italia, qualche settimana fa è passato alla corte di Cuffaro che a Sala Martorana ha conquistato tre seggi, cioè lo stesso numero dei meloniani che invece sono apparsi più in difficoltà.

Più posti

Tanto è bastato per spingere la Dc (che al momento conta su un solo assessore) a chiedere più spazio in giunta, forte dei suoi sei consiglieri che eguagliano quelli di Forza Italia e di Fratelli d’Italia.

Partiti, questi ultimi, che invece contano su tre assessori l’uno e su caselle di peso come la vicesindacatura e la presidenza del consiglio.

Una differenza che i democristiani fanno fatica a digerire e che sono pronti a mettere sul piatto delle contropartite, dal momento che Grande Sicilia ha chiesto più spazio nel governo regionale.

La contrarietà degli alleati

La Dc punterebbe a uno o due posti in più a Palermo, magari sfruttando la casella che potrebbe aggiungersi nel caso l’Ars vari la nuova riforma degli enti locali, ma da Fi e Fdi al momento ci sarebbe un muro.

“Il sindaco Lagalla ha finora applicato il principio che contano i numeri usciti dalle urne nel 2022 e non gli equilibri d’Aula che vanno cambiando – obietta un meloniano -. Un principio che non abbiamo condiviso in passato ma abbiamo accettato e che, a questo punto, deve valere sempre”.

Una linea che troverebbe la condivisione degli alleati, decisi a non cedere troppo spazio alla Dc. “E’ possibile immaginare altre forme di compensazione – dice a taccuini chiusi un forzista di lungo corso – ma altri posti in giunta no”.

I malumori di Fi

La Dc non ha ancora formalizzato la richiesta di un vertice, sebbene ne abbia annunciato l’intenzione agli alleati, e fino ad allora il sindaco Roberto Lagalla manterrà un basso profilo.

Stesso atteggiamento tenuto verso Forza Italia, ancora infastidita per la scelta dell’ex rettore di trattenere un paio delle deleghe che erano di Rosi Pennino e che, anziché andare all’azzurra Mimma Calabrò, sono state dirottate su Fabrizio Ferrandelli, in quota sindaco.

Porto e aeroporto

Lagalla non avrebbe alcuna intenzione di premere il piede sull’acceleratore, sia per non alimentare le tensioni fra gli alleati, sia perché in corso ci sono anche altre trattative.

Il cda di Gesap, previsto per questa settimana, non dovrebbe sciogliere il nodo del nuovo amministratore, le cui deleghe saranno momentaneamente distribuite ai consiglieri.

La linea è di rinviare ogni scelta a giugno, offrendo così più tempo a Forza Italia per individuare un nome che abbia i requisiti per la casella di ad dello scalo. “Il partito è pronto a discutere – dice un azzurro – ma una cosa è certa: quella postazione spetta a noi”.

In bilico c’è anche il futuro del porto di Palermo per il successore di Pasqualino Monti alla guida dell’Autorità della Sicilia occidentale. Il governo siciliano sarebbe pronto a dare battaglia per non subire imposizioni romane o nomi sgraditi a capo di un ente che, in questi anni, ha gestito investimenti milionari.


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