Rimpasto, Province, nuovi gruppi| Tutte le spine del centrodestra

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23 Gennaio 2020, 06:00

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Derubricarlo a incidente di percorso come fa Nello Musumeci proprio non si può. Il rovinoso capitombolo del centrodestra in Aula sull’esercizio provvisorio dell’altro ieri è qualcosa di più di uno scivolone. È il sintomo chiaro, se mai ancora ci fosse stato bisogno di acclarare sintomi, di una coalizione a pezzi, che non ha gli strumenti per potere assicurare alla Sicilia le famose riforme promesse a più riprese dal presidente della Regione. In una Sala d’Ercole dove ormai si votano solo finanziarie e affini, persino su un passaggio come quello dell’esercizio provvisorio non si riesce a tenere compatta la coalizione. Altro che voto segreto, nemmeno col voto palese il centrodestra martedì è riuscito a spuntarla, con deputati che spariscono nei bagni e nei corridoi al momento del voto.

Alla fine ieri, si è messa una pezza e si è andati avanti. Ma la gravità dell’incidente del giorno prima è tale che non si può far spallucce e liquidare l’episodio come un contrattempo. E nella coalizione ieri si cercava di capire meglio cosa è successo. Con l’eco del disastro di martedì che rimbombava a Sala d’Ercole, anche in alcuni interventi di maggioranza.

Al momento del voto dell’altro ieri, ben nove deputati presenti a Palazzo dei Normanni non hanno partecipato. Due sono dell’opposizione, Tancredi dei 5 Stelle e Tamajo di Italia viva-Sicilia Futura, sette, ben sette, sono deputati di maggioranza. In particolare Toto Cordaro, Vincenzo Figuccia, Giuseppe Gennuso, Bernadette Grasso, Michele Mancuso, Alfio Papale, Tony Rizzotto. Questi si sono aggiunti agli assenti del centrodestra, lo stesso Musumeci, l’assessore Lagalla e Pellegrino di Forza Italia, quest’ultimo per motivi di salute. E frittata fu.

Colpisce, anzitutto, che in un passaggio così delicato per il governo, quattro deputati membri dello stesso governo regionale non partecipino al voto. In secondo luogo, scorrendo la lista dei presenti non votanti, non si può fare a meno di notare che tre dei sette dispersi a Palazzo dei Normanni sono esponenti di Forza Italia di strettissimo rito miccicheiano: Grasso, Mancuso e Papale. Coincidenze? Chissà, di certo la circostanza non è passata inosservata dentro il centrodestra.

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Con un rimpasto sempre rinviato e con le elezioni di secondo livello delle Province alle porte (bisogna designare i candidati), e ancora con un po’ di posti di sottogoverno da assegnare, un certo subbuglio serpeggia tra i partiti della coalizione. Il dinamismo dei deputati cambiacasacca che negli ultimi mesi hanno fatto transito da un partito all’altro del centrodestra non ha aiutato a rasserenare il clima. Ci sono appetiti di assessorati, timori di perdere posizioni di potere, vecchie ruggini mai sopite: il risultato è il caos, che invita a nozze le opposizioni, ieri scatenate nei commenti sulla maggioranza “liquefatta” e sul governo.

La coperta è troppo corta per Musumeci sin dal primo giorno. E le operazioni di Palazzo che hanno partorito nuovi gruppi non hanno puntellato i risicatissimi numeri della coalizione. A conti fatti, i balletti di deputati hanno portato un solo voto in più dall’opposizione, quello di Luisa Lantieri. Martedì i due presenti non votanti dell’opposizione, Tancredi e Tamajo, non sono bastati a risparmiare la figuraccia. Per il resto si è assistito solo a un torneo interno al centrodestra con gli alleati attivissimi nello sfilare pezzi ai compagni di coalizione (ieri a destra-destra in Aula si avvertiva dagli interventi un’arietta niente male). Per lo più ai danni della Forza Italia di Micciché. Che rischia di perdere posizioni in giunta dopo il ridimensionamento del suo gruppo, a fronte delle aspettative dei gruppi neonati, leggi Lega e magari Ora Sicilia.

Ieri si è messo una toppa alla buona, votando la norma (riscritta) impallinata il giorno prima. Ma andare avanti facendo finta di nulla è impossibile. E lo ha detto in Aula anche il capogruppo del neonato gruppo della Lega. Il tempo continua a consumare il governo disvelandone la debolezza e sfilando, dopo l’episodio di martedì, a Musumeci l’alibi del voto segreto unica fonte di tutti i mali della legislatura.

E allora non resta che aspettare il domani con le sue pene. Salvo che qualche provvidenziale aiuto non arrivi da dove meno te l’aspetti. D’altronde, c’è un partito che a Roma perde parlamentari a raffica e qualcuno in direzione centrodestra. Quei grillini che fin qui all’Ars hanno tenuto, Ma che ieri al momento del voto hanno avuto ben sei presenti (tra cui di nuovo Tancredi, ma anche Pagana, Foti e altri) ma non votanti. E con loro, ancora una volta non si è scomodato a votare contro il governo Edy Tamajo di Italia viva, proprio come il giorno prima.

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23 Gennaio 2020, 06:00

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