25 Giugno 2017, 23:10
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TRAPANI – E’ finita come molti avevano previsto: a Trapani il Pd non riesce a far eleggere il suo candidato sindaco, che correva da solo contro il quorum, e la città verrà guidata nei prossimi mesi da un commissario. Il ballottaggio anomalo, con il solo Piero Savona che per essere eletto avrebbe dovuto portare ai seggi la metà più uno dei trapanesi aventi diritto al voto, si è concluso alle 23 di domenica con appena il 26,7 per cento dei votanti. Elezioni annullate, dunque, e strada aperta alla gestione commissariale del Comune. Nei prossimi giorni l’assessorato regionale agli Enti locali invierà a Trapani un funzionario che si sostituirà all’attività di sindaco e giunta. Decade, secondo quanto riferito dall’assessore regionale Luisa Lantieri, anche il consiglio comunale eletto nel corso del primo turno, che aveva visto Mimmo Fazio e Savona sconfiggere gli altri tre aspiranti alla fascia tricolore: il senatore forzista Antonio D’Alì, il grillino Marcello Maltese e l’indipendente Giuseppe Marascia. Decisiva la mossa di Fazio, che non ha completato la squadra di assessori nei giorni antecedenti al ballottaggio, azionando i meccanismi previsti dalla legge e l’ingresso in campo del doppio quorum.
La legge regionale che regola le Amministrative nell’Isola, infatti, non ha lasciato scampo a Savona: il candidato del Pd avrebbe dovuto convincere la metà più uno dei trapanesi aventi diritto al voto a recarsi alle urne. In termini numerici 30.012 elettori avrebbero dovuto recarsi nei 70 seggi, sono stati appena 16.055. Un’impresa improba dal momento che al primo turno, con in gioco le candidature dei consiglieri comunali, il dato sull’affluenza si era attestato appena al 61 per cento. Savona avrebbe dovuto superare anche un secondo quorum, raggiungendo il 25 per cento dei consensi calcolati sempre sull’intero corpo elettorale. Trapani andrà di novo al voto nel 2018: “La prima tornata utile – dice Lantieri – è quella del 2018 quando si terranno le amministrative in altri comuni. Non è possibile votare in concomitanza alle Regionali del prossimo novembre poiché la sessione straordinaria è consentita solo per i comuni sciolti per mafia”.
A nulla sono valsi, dunque, la marcia per la democrazia, organizzata in settimana da alcune associazioni per spingere i trapanesi a recarsi ai seggi, e gli appelli al voto di diversi big del partito democratico: dal vicesegretario nazionale e ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, alla presidente del Friuli Venezia-Giulia Debora Serracchiani, passando per il sindaco di Bergamo Giorgio Gori. A Trapani, però, è arrivato soltanto il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti, accompagnato dal sottosegretario alla Salute Davide Faraone che ha seguito l’esito del ballottaggio nel quartier generale di Savona. Renzi, invece, si è tenuto lontano da Trapani e Savona sembra non aver digerito l’assenza: “Questa battaglia elettorale a Trapani avrebbe dovuto assumere connotazioni nazionali per la difesa delle istituzioni dal malaffare, dalla corruzione e dalla criminalità organizzata -dice – ma questo messaggio non è stato capito dalle forze politiche, purtroppo non è stato capito anche dal mio partito nazionale che ha perso una grande occasione in Sicilia. devo dare atto, invece, alla Chiesa locale – aggiunge – di aver percepito la gravità delle vicende trapanesi”.
“Non sono deluso dai trapanesi – afferma ancora Savona -. Siamo arrivati al ballottaggio battendo D’Alì: è un segnale chiaro della città alla politica cittadina. Se Fazio non avesse gettato la spugna avremmo conseguito un ulteriore risultato straordinario. I fatti giudiziari verificatisi nel corso della campagna elettorale hanno gettato nello sconforto i cittadini che in misura sempre maggiore, rispetto a fenomeni di malapolitica diffusa, si allontanano sempre di più durante le scadenze elettorali. Il quorum? La legge ha posto una asticella così elevata che ha generato ulteriore demotivazione tra i cittadini – ancora il candidato Pd -. A questo aggiungiamo la feroce propaganda palese per il non voto che ha visto accomunati D’Alì e Beppe Grillo in particolare, che ha ulteriormente creato confusione”. Secondo Savona “hanno prevalso gli interessi di bottega a danno di quelli dei cittadini”. Cala quindi il sipario su una tornata elettorale piena di colpi di scena, giocata su due tavoli della politica e della giustizia.
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25 Giugno 2017, 23:10