Salvaguardia dell’aquila di Bonelli| Campo protezione in Sicilia

di

31 Maggio 2013, 20:52

2 min di lettura

ROMA – Dodici giovani aquile di Bonelli hanno già spiccato il primo volo in queste settimane, altrettanti sono ancora coi genitori in attesa del momento giusto per lasciare il nido. Lo annuncia la Lipu-BirdLife Italia, che prosegue in Sicilia, con le altre associazioni del Coordinamento Tutela Rapaci Sicilia (formato da Cabs, Ebn Italia, Fir, Fsn, Lipu, Man, Wwf), il campo di volontariato per la protezione dell’aquila di Bonelli, una delle specie a maggior rischio di estinzione in Italia (solo 20 coppie rimaste, tutte in Sicilia).

La specie, assieme ad altri rapaci, risulta ancora minacciata dai bracconieri, che si arrampicano sui nidi e rubano i piccoli per poi venderli a cifre altissime nel giro del commercio illegale. A fianco del Coordinamento, che quest’anno è giunto alla Terza edizione del campo schierando ben 80 volontari, è intervenuto oggi, l’europarlamentare Andrea Zanoni che ha chiesto “un maggior impegno da parte degli organi competenti in materia per supportare i volontari del Coordinamento tutela rapaci e per attuare tutte le misure di loro competenza per la risoluzione dei problemi legati alla protezione delle specie più a rischio in Sicilia e in Europa quali l’aquila di Bonelli e il lanario”.

Articoli Correlati

Fulvio Mamone Capria, presidente Lipu ha affermato che “le istituzioni devono supportare il duro lavoro dei volontari, organizzando turni di sorveglianza e presidio del territorio. Alla politica chiediamo pene più severe, che servano da deterrente per reati che rischiano di causare l’estinzione di alcune specie come l’aquila di Bonelli e il lanario”.

L’aquila di Bonelli, il lanario e altre specie di rapaci – spiega la Lipu – sono vittime di un commercio internazionale che, partendo dalla Sicilia, introduce i pulcini nel mercato europeo e internazionali a prezzi che superano i 10mila euro per individuo. Quest’anno si è verificato un grave episodio: il furto di due giovani aquile dal nido (ormai pronte per l’involo) e la “scomparsa” di alcuni pulcini di lanario, per i quali il Comitato ha sporto denuncia. Le indagini finora eseguite sembrano confermare come la riproduzione in cattività dei falchi non riesce da sola a soddisfare le richieste del “mercato”. Questi animali, spiega la Lipu, vengono costretti a restare fermi su un trespolo, spesso con un cappuccio in testa. Inoltre vengono sottoalimentati, così da essere costretti, dopo il breve volo che viene loro concesso negli addestramenti e nel corso di manifestazioni pubbliche, a tornare nelle mani del falconiere, non per affetto ma perché quest’ultimo li premia con un pezzetto di carne.

Pubblicato il

31 Maggio 2013, 20:52

Condividi sui social