14 Settembre 2024, 20:14
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PALERMO – L’inquadratura è quasi “segnaletica”, la data di nascita col nome e cognome segue il copione di chi si ‘consegna’ alla giustizia “perché lo ha deciso la sinistra”. È assente durante la richiesta di 6 anni di reclusione per sequestro di persona a Palermo, ma appare sui social poco dopo la diffusione delle reazioni.
E cavalca l’onda Matteo Salvini, incassando la solidarietà di tutto il centrodestra in un giorno sospeso tra racconto giudiziario e attesa.
Rischiava fino a 15 anni di carcere, il Pm ne ha chiesti 6 scatenando la reazione della difesa e i commenti infuocati dell’opposizione. Quanto basta per il ritorno, al centro della scena, di Matteo Salvini, nella veste di ex ministro dell’Interno perseguitato: “Oggi sono a processo – ha detto in un video – e rischio il carcere perché in Parlamento la sinistra ha deciso che difendere i confini italiani è un reato”.
Accusato e difensore contemporaneamente, tutto su fondo scuro, con giacca, ma senza cravatta. “Grazie alla mia azione di governo – sottolinea – erano diminuiti sbarchi, morti e dispersi nel Mar Mediterraneo. Nell’anno precedente al mio arrivo gli sbarchi di clandestini erano stati 42.700”.
E giù con i numeri e con la ricostruzione del tentativo di approdo di una nave “spagnola” alla quale “non è mai stata impedita la possibilità di andare ovunque tranne che in Italia perché non potevamo più essere il capo profughi di tutta Europa”.
Secondo la ricostruzione della Procura della Repubblica, Salvini avrebbe operato “un sequestro di persona” agendo “in violazione di convenzioni internazionali e di norme interne in materia di soccorso in mare e di tutela dei diritti umani”, ma anche di aver “abusato dei poteri allo stesso rimessi quale autorità nazionale di pubblica sicurezza”.
“In questo procedimento si è prospettato che un natante di legno, in alto mare, navigasse in sicurezza, come se il capriccio di un’onda non avesse potuta farla ribaltare”, ha spiegato Sabella per smentire la linea difensiva Salvini.
La più tempestiva è la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che si schiera apertamente col “suo” vicepremier. Per un attimo sembrano venir meno tensioni ed equilibri precari della coalizione di governo. “È incredibile che un Ministro della Repubblica Italiana rischi 6 anni di carcere – dice Meloni – per aver svolto il proprio lavoro difendendo i confini della Nazione, così come richiesto dal mandato ricevuto dai cittadini”.
“Trasformare in un crimine – aggiunge la presidente del Consiglio – il dovere di proteggere i confini italiani dall’immigrazione illegale è un precedente gravissimo”.
Anche Antonio Tajani scende in campo, il segretario nazionale di Forza Italia sottolinea che “Matteo Salvini ha fatto il suo dovere di ministro dell’Interno per difendere la legalità. Chiedere 6 anni di carcere per questo motivo appare una scelta irragionevole e per giunta senza alcun fondamento giuridico”.
Non si contano gli interventi di ministri e parlamentari e Fratelli d’Italia inasprisce i toni, con Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione del partito, che parla di “richiesta di condanna vergognosa”. E aggiunge che si tratterebbe “palesemente di un processo politico”. Stessa tesi del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, secondo il quale “è palese che si tratti di un processo politico”.
Laura Boldrini, deputata del Pd e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo non ha dubbi: “Anche un ministro deve rispettare la legge, incluso Salvini. La durissima requisitoria del Pm di Palermo, che ha chiesto una condanna a 6 anni, ci ricorda che il rispetto dei diritti umani viene prima della presunta difesa dei confini e che le vite in mare si salvano sempre, anche durante una guerra”.
E Riccardo Magi, segretario di Più Europa, attacca Meloni, per la “gravissima ingerenza del potere esecutivo nei confronti del potere giudiziario da far tremare i polsi”.
“Nel 2019 – aggiunge Magi – ha tenuto in ostaggio 147 persone sulla Open Arms, con a bordo anche donne e bambini, pur di portare avanti la sua spregiudicata politica dei porti chiusi e ricattare l’Europa”.
Il video di Matteo Salvini si conclude con l’immagine di una sedia di metallo e il richiamo del primo comma dell’articolo 52 della Costituzione: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”.
Adesso si attende la sentenza, ma le acque tra maggioranza e opposizione restano agitate.
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14 Settembre 2024, 20:14