Cronaca

Sanità terra di conquista| E si brinda con lo champagne

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07 Settembre 2020, 06:02

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PALERMO – Il quadro è disarmante. Leggendo i verbali resi da Salvatore Manganaro ai pubblici ministeri di Palermo, ancor prima che si accerti l’eventuale colpevolezza degli indagati, viene fuori che la sanità siciliana è una terra di conquista.

Si pagano e si incassano tangenti, si consumano giochi di potere politico, si tirano colpi bassi, si confezionano dossier per eliminare il nemico e accaparrarsi un appalto.

Manganaro è uno dei dieci arrestati nel blitz dei mesi scorsi eseguito dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria. A luglio ha deciso di collaborare con i pubblici ministeri che, però, non credono a molte delle cose che ha raccontato. Hanno l’olezzo del depistaggio investigativo.

Delle nomine al vertice della sanità sponsorizzate dai politici si è già scritto, sia nel caso di Fabio Damiani che di Antonio Candela, i due manager finiti sotto il primo in carcere e il secondo ai domiciliari con l’accusa di avere intascato tangenti.

Si sarebbero sporcati le mani, secondo l’accusa, per pilotare degli appalti milionari in favore di alcuni imprenditori disposti a pagare.
Dal sottobosco del malaffare, però, emergerebbero anche le storie delle piccole commesse dove basterebbe agganciare un commissario di gara “che stravolge i punteggi” per eliminare un concorrente.

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Oppure ricevere “la chiavetta” con le indicazioni sulla gara per conoscere in anteprima i paletti e fare in modo di superarli. Ed ancora, può essere parecchio utile partecipare alla festa elettorale di un politico e “sfruttare il suo ascendente sul direttore generale”.

Il concorrente si può anche mettere fuori gioco scrivendo e facendo pervenire una lettera anonima sulle scrivania che conta, o magari il file di una conversazione telefonica che è stata registrata per tenere sotto scacco l’interlocutore. E Manganaro era, per sua stessa ammissione, uno che registrava.

E così capita che dopo l’assegnazione una gara si sfori subito il budget. Oppure si compra un angiografo che non serve o si ripara un ecografo che funziona con il solo obiettivo di fare guadagnare dei soldi a qualcuno che non li meriterebbe.

E sono soldi che, se spesi bene, avrebbero reso la sanità siciliana più efficiente. Una sanità dove si fanno largo i faccendieri, indagati e non, noti e non, che “guadagnano dieci mila euro al mese per fare andare bene le cose“.

Infine si festeggia “stappando champagne” al ristorante. Ci guadagnano tutti: il faccendiere, l’imprenditore, il manager e il politico che ha il suo ritorno in termini elettorali e sfrutta la sanità come bacino di clientele e assunzioni.

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07 Settembre 2020, 06:02

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