04 Settembre 2024, 05:01
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CATANIA – Gli ultimi due presunti capi del clan Santapaola-Ercolano all’ombra dell’Etna, Francesco Maria Tancredi Napoli e Francesco Russo, negli anni ’90 organizzavano serate assieme come PR nelle discoteche di Catania. Si conoscevano. Erano amici. Ma per la difesa questo non comporta nulla di rilevante: nessuna complicità criminale.
Questo, come detto, è ciò che ha sostenuto la difesa di Russo davanti al Tribunale di Libertà. Ed è già una notizia, dato che sino a oggi della versione di Russo, il personaggio di spicco arrestato nell’operazione Ombra – ritenuto il referente dei Santapaola in città – non è venuta fuori neppure una parola.
Dal canto suo, va precisato che neppure per Napoli, condannato in primo grado al processo Sangue blu – è ritenuto l’erede di una sorta di aristocrazia mafiosa quasi da tramandare quasi per successione – c’è ancora una condanna definitiva. Attualmente attende l’appello.
Russo non ha mai parlato con il gip né ha chiesto di essere sentito dalla Procura. E qualche particolare in relazione alla sua tesi trapela solo dalle carte, cioè dall’ordinanza con cui il Tribunale del Riesame ha confermato il carcere, respingendo, di fatto, il ricorso della difesa.
Russo è assistito dall’avvocato Vito Di Stefano, che ora potrebbe ricorrere in Cassazione. Il Riesame ha messo nero su bianco che dalle intercettazioni emerge come Russo non fosse sconosciuto agli altri affiliati. Anzi loro sapevano “che si accompagnava” a Napoli. E che addirittura, in forza del legame con lui, poteva ricevere l’investitura.
“Dette considerazioni non possono leggersi come mere congetture – scrive il Riesame – in quanto solamente coloro che gravitano all’interno del consesso malavitoso ne conoscono esattamente le dinamiche, onde eventuali loro prospettazioni sulla riorganizzazione degli apicali sono il frutto della piena conoscenza del “peso” riconosciuto a ciascun intraneo”.
Secondo i giudici del Riesame, però, “al di là dell’indiscutibile rapporto amicale tra i soggetti in questione, e dell’asserita liceità degli incontri tra le famiglie Russo e Napoli, le risultanze delle indagini (…) hanno disvelato cointeressenze che vanno oltre la semplice amicizia e sconfinano nella palese illiceità di intenti ed azioni concertate e pienamente condivise”.
Un pentito, inoltre, avrebbe indicato in Russo colui che ritirava il pizzo in alcuni supermercati di Catania. E l’avrebbe riconosciuto in foto, quando la polizia glielo ha mostrato. Il provvedimento del Riesame è stato emesso dalla sezione feriale, presieduta da Rosa Alba Recupido, giudice Elena Maria Teresa Calamita, giudice relatore Concetta Zimmiti.
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04 Settembre 2024, 05:01