I Santapaola, il kalashnikov e il clan ennese: chieste 5 condanne

I Santapaola, il kalashnikov e il clan ennese: chieste 5 condanne NOMI

Le richieste sono del procuratore aggiunto di Caltanissetta, Roberto Condorelli

CATANIA – Assieme a Pietraperzia, Regalbuto è uno dei due centri dell’ennese in cui maggiormente è stato forte, negli ultimi quindici anni, il potere del clan provinciale di Catania. Col tempo, poi, i Santapaola sono diventati i padroni anche degli altri gruppi mafiosi. Qui il referente dei catanesi sarebbe il pregiudicato 46enne Antonio Arcodia Pignarello. Ha già al suo attivo una condanna per associazione mafiosa e per la Dda di Caltanissetta, dopo aver finito di scontare la sua pena del processo Go Kart, si sarebbe subito rimesso in moto.

Inoltre, assieme al cugino Francesco, avrebbe nascosto un kalashnikov e altre armi in un magazzino a disposizione di un bar di Regalbuto. Per Antonio Arcodia Pignarello, detto “Toni”, ora è stata chiesta la condanna a 20 anni di reclusione. Per il cugino Francesco, invece, la Dda ha chiesto 7 anni e 4 mesi.

L’influsso catanese su Enna

La ricostruzione dell’accusa, in pratica, è in scia con la tesi già affermata in altri processi: i Santapaola hanno trasformato i “ragazzi” dell’Ennese in proprie emanazioni. In una sintesi estrema Enna può essere definitiva, in pratica, una colonia, una diramazione, neppure particolarmente importante, di Cosa Nostra catanese. I capi provinciali, da una decina d’anni a questa parte, sono decisi direttamente a Catania.

E lo stesso vale per i piccoli referenti di paese. Il procuratore aggiunto di Caltanissetta Roberto Condorelli ha concluso con cinque richieste di condanna, la sua requisitoria al processo “Lua Mater”, dall’omonima operazione condotta lo scorso settembre dalla polizia. Chiesti poi 7 anni e 2 mesi per Giuseppe Rundo e 5 anni e 6 mesi per Angelo Rundo, con l’accusa di concorso in rapina, aggravata dall’aver favorito Cosa Nostra.

Gli altri imputati

Chiesti infine 6 anni 6 mesi per Giuseppe Cantarero, accusato di concorso in estorsione, con Toni Arcodia Pignarello. In pratica, per l’accusa, Cantarero, che avrebbe continuato a occupare una casa venduta all’asta, avrebbe preteso dall’acquirente (che aveva comprato all’asta, non da lui) il pagamento di 3 mila euro per lasciare libera la casa. E lo avrebbe fatto mentre Arcodia Pignarello era sorvegliato speciale, favorendo Cosa Nostra.

Giovanni Arcodia Pignarello, figlio di Toni, indagato a sua volta come il padre e come Francesco per detenzione illegale d’armi aggravata, già da tempo ha patteggiato 1 anno 10 mesi di reclusione, con pena sospesa.

Cosa Nostra e i Santapaola

Le accuse sono tutte aggravate dall’aver favorito l’organizzazione criminale. L’inchiesta ‘Lua Mater’, si ricorda, è stata condotta dagli agenti della Squadra mobile di Enna e del Commissariato di Leonforte. Si tornerà in aula il prossimo 29 maggio per le arringhe dei difensori. Gli imputati sono difesi tutti dall’avvocato Vito Felici, che assiste Toni Arcodia Pignarello assieme all’avvocato Sinuhe Curcuraci.

Il processo si celebra con rito abbreviato dinanzi al Gup di Caltanissetta David Salvucci. Le indagini hanno svelato in pratica come Arcodia Pignarello, dopo aver finito di scontare la sua pena del processo Go Kart, sarebbe tornato a mettersi a disposizione dei Santapaola di Catania, il clan che comanda su tutta la zona centro-orientale della Sicilia. Clan che comanda, va detto, dopo la caduta in disgrazia del clan di Enna.

Il gruppo di Enna

Tra il 2023 e il 2024, in pratica, il vecchio picciotto diventato boss di Enna, Giancarlo Amaradio, discepolo di Gaetano Leonardo detto “Tano ‘u liuni”, avrebbe fatto sapere a tutti i ‘ragazzi’ a disposizione del clan ennese (e Regalbuto fa storicamente parte del gruppo dei Leonardo, così come Catenanuova), di stare fermi e di non muoversi, anzi di stare attenti ai movimenti delle forze dell’ordine.

È questo il periodo a cui risalgono le indagini della polizia. Amaradio, dopo aver finito di scontare la sua ultima condanna, quella del processo Green Line, avrebbe invitato tutti, secondo quanto è emerso dalle intercettazioni, alla prudenza.


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