Scirocco da record | 174 chilometri orari nel Messinese

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09 Marzo 2013, 21:06

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PALERMO – La violenta tempesta di scirocco che nella nottata, fra martedì 5 e mercoledì 6 Marzo 2013, ha spazzato le coste della Sicilia settentrionale, è riuscita a far fruttare un record eolico assoluto di tutto rispetto. Durante la fase clou delle bufere di vento, quando la costa tirrenica messinese era flagellata da impetuose raffiche di vento di caduta dai crinali dei Peloritani, la stazione meteorologica di San Pier Niceto, gestita dal “SIAS” (servizio informativo agrometeorologico siciliano), ha registrato una raffica di picco stupefacente, di ben 174 km/h. Si tratta di un dato veramente eccezionale, degno di un record, ben oltre i 146 km/h fatti da Barcellona Pozzo di Gotto nella stessa giornata. Come riferiscono fonti del “SIAS”, i 174 km/h archiviati dalla stazione di San Pier Niceto rappresentano “il valore anemometrico più elevato mai registrato dalla nostra rete di rilevamento”. In sostanza, fino al 6 Marzo 2013, nessuna stazione meteorologica del “SIAS” era riuscita a far registrare una raffica di vento di tale potenza. Tanto per dare un’idea i 174 km/h fatti da San Pier Niceto, equivalgono ai venti prodotti da un uragano della 2^ categoria (154-177 km/h) sulla scala Saffir-Simpson.

Raffiche di una simile intensità si possono raggiungere sul golfo di Trieste, durante le tempeste di bora associate a fitti “gradienti barici” fra Alpi Dinariche e Italia centrale, o all’interno delle Bocche di Bonifacio, come sulle coste orientali della Sardegna, soggette ai venti di caduta indotte dai fortissimi venti di ponente e maestrale che spesso sferzano l’isola, con raffiche fino a 120-130 km/h. Un dato di tutto rispetto che ha pochissimi precedenti in Sicilia, almeno per quel che concerne le stazioni ubicate a quote collinari o sul livello del mare. In realtà quella di San Pier Niceto è una stazione particolarmente esposta alla furia dei venti di caduta, originati dai possenti flussi sciroccali che investono in pieno la Sicilia ed il bacino centrale del Mediterraneo, in determinate situazioni sinottiche, accompagnate da un fitto “gradiente barico orizzontale”, spesso disposto con i propri massimi lungo il bacino tirrenico (isobare molto strette).

Non di rado la stazione, durante fasi sciroccali particolarmente intense, con una sostenuta ventilazione meridionale nei bassi strati, riesce a registrare picchi di raffica veramente ragguardevoli, con punte che possono oltrepassare agevolmente la soglia dei 110-120 km/h, mentre nelle stazioni attigue, meno esposte alle raffiche “catabatiche” che tendono a incanalarsi lungo le principali vallate dei Peloritani, in genere non si va oltre gli 80-90 km/h. Ciò significa che la stazione detiene una particolare propensione alle raffiche di caduta, le quali tendono ad acquistare ulteriore forza e velocità quando si trovano a scendere lungo la valle del Niceto, che degrada verso la costa milazzese. Ma un picco di ben 174 km/h è davvero un valore fuori dall’ordinario. Da quando esistono le rilevazioni anemometriche la soglia massima dei 170 km/h è stata superata una sola volta in una stazione posta una sessantina di metri sopra il livello del mare. Proprio all’interno dello Stretto di Messina, lungo l’imboccatura nord di esso, durante la violentissima sciroccata del Marzo del 1991 un anemometro del Pilone di Torre Faro (sulla sponda siciliana) registrò una raffica di picco di ben 171 km/h, stabilendo il record di massima raffica mai toccato in questo braccio di mare da quando esistono le rilevazioni (dagli anni 80, mancano le rilevazioni durante le storiche sciroccate degli anni passati che causarono ingentissimi danni).

Il paese di San Pier Niceto, dove lo scorso 6 Marzo è stata misurata la raffica record di ben 174 km/h

Data la particolare “conformazione” ad imbuto rovesciato verso nord e aperto a sud, ogni qual volta che spirano gli umidi venti dai quadranti meridionali, che dalle coste africane risalgono verso il Canale di Sicilia e lo Ionio, sullo stretto di Messina le correnti aeree possono divenire particolarmente impetuose negli strati bassi, dando luogo a intense burrasche e nei casi più estremi ad autentiche bufere, con venti che possono superare lo stadio di uragano, con raffiche di oltre i 130-140 km/h. In questi casi, quando si attivano i venti di Ostro e Scirocco, caratteristici del Mediterraneo centrale, molto attivi lungo il settore caldo dei profondi cicloni che invadono l’area mediterranea centro-occidentale, sullo stretto i venti dai quadranti meridionali tendono ad incanalarsi in questa grande “galleria del vento” rafforzandosi sensibilmente durante la risalita da Sud a Nord e agitando rapidamente l‘intero bacino. Quella del 6 Marzo scorso verrà annoverata come una delle tempeste di scirocco più intense registrate in questi ultimi anni sulle coste della Sicilia tirrenica (specie per l’intensità delle raffiche di caduta lungo l’area litoranea). Come abbiamo più volte ribadito lo lo scirocco è un vento che molte volte arreca violente burrasche di vento sulla fascia tirrenica siciliana, dato che le correnti da SE e S-SE, dopo aver scavalcato rapidamente i crinali di Nebrodi e Peloritani, si buttano con raffiche impetuose di caduta (“catabatiche”) verso la fascia litoranea, acquistando ulteriore velocità durante la brusca discesa e presentando una componente molto turbolenta e rafficosa, causa lo scavalcamento orografico.

In questa situazioni, quando nei medi e bassi strati prevale un flusso sud-orientale ben strutturato fino ai 2000-2500 metri, le vallate dei Peloritani, che degradano da SE a NO verso il Tirreno, favoriscono una più rapida “canalizzazione” del flusso eolico sciroccale, il quale tende ad acquistare notevole velocità, amplificandosi per l’effetto dell’incanalamento orografico, specie in prossimità dei grandi torrenti (fiumare). L’effetto dell’incanalamento orografico, all’interno delle valli che caratterizzano la dorsale dei Peloritani, va a sommarsi al forte “gradiente”. Se poi le isobare, già strette fra loro, tendono a disporsi quasi in parallelo con l’orientamento delle vallate dei Peloritani, le intense correnti attivate dal fitto “gradiente barico” possono localmente “degenerare” in vere e proprie tempeste o autentici fortunali, con raffiche molto turbolente che toccano agevolmente i 100-130 km/h all’uscita delle principali vallate. Se a ciò aggiungiamo la presenza di un forte “gradiente barico orizzontale” disposto proprio sul bacino tirrenico, con un fitto addensamento di isobare a prevalente curvatura ciclonica, si scatena il massimo eolico associato a quel determinato tipo di situazione sinottica. Sono stati questi gli elementi hanno contribuito a far scatenare la furiosa tempesta di scirocco che ha spazzato l’intera costa tirrenica siciliana, ed in particolare il messinese. Del resto i notevoli danni, con alberi sradicati e tetti e cartelloni stradali letteralmente divelti dalla forza eolica, lo dimostrano chiaramente. Non è un caso se i danni maggiori si sono concentrati nelle aree a ridosso di importanti vallate o all’uscita di quest’ultime.

Da Meteoweb.eu

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09 Marzo 2013, 21:06

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