09 Aprile 2014, 06:00
3 min di lettura
PALERMO – Dopo i nomi, le poltrone. I ruoli. Le deleghe. Parte il “secondo tempo” della partita sul rimpasto. E anche in questo non mancheranno le tensioni. Il presidente Crocetta dovrà distribuire i suoi nuovi 12 giocatori sulle caselle dei vari assessorati. E se qualcuno è già sicuro del proprio ruolo, alcuni nodi sono ancora da sciogliere. E in qualche caso potrebbero persino rischiare di mandare “gambe all’aria” la maggioranza.
Intanto, è il caso di partire dalle certezze. Le confereme dei nomi Lucia Borsellino. Nelli Scilabra e Linda Vancheri coincideranno col mantenimento delle deleghe finora in possesso delle donne in giunta mai coinvolte, nei giorni scorsi, nelle trattative sul rimpasto. Gli assessorati alla Sanità, alla Formazione e Istruzione e alle Attività produttive, insomma, non cambieranno la propria guida. Certe anche le deleghe all’economia per Roberto Agnello e all’Energia per Salvatore Calleri.
Per il resto, si vedrà. Crocetta ha finora semplicemente affermato, immediatamente dopo l’ufficializzazione dei nomi, la volontà di mettere “la persona giusta al posto giusto”. “Da questo momento – ha detto il governatore nella notte di ieri – le deleghe sono politicamente azzerate, verranno discusse insieme ai partiti sulla base dell’utilizzo ottimale delle loro competenze e professionalità”. Un “mix”, insomma, tra la storia e le competenze personali del nuovo assessore e i “desiderata” dei partiti. Lo scontro maggiore, in queste ore, è quello tra Articolo 4 e Udc per l’assessorato all’Agricoltura. I centristi che hanno visto ridursi la propria rappresentanza in giunta e gli uomini di Leanza, che hanno dovuto accontentarsi di un solo assessore, puntano a una delega “pesante” come quella, appunto, delle Risorse agricole. In un primo momento, Crocetta sembrava orientato ad attribure quel ruolo a Patrizia Valenti. Una decisione che, però, stando a quanto trapela, portebbe provocare una seria rottura con Articolo 4. I deputati guidati da Sammartino, infatti, sarebbero persino pronti a ritirare il sostegno al governo Crocetta. E a quel punto verrebbe ritirato anche il loro assessore, Paolo Ezechia Reale. Un tentativo di “compromesso”, in queste ore, sembrerebbe spingere Reale verso l’assessorato alla Famiglia. Altro assessorato importante. Ma al momento Leanza e Sammartino sembrano intransigenti: o l’Agricoltura o siamo fuori dalla maggioranza. E nelle ultime ore, Crocetta sembra essersi convinto ad accontentarli.
Se passerà la linea dura di Articolo 4, Patrizia Valenti tornerà a guidare l’assessorato alla Funzione pubblica. I big dell’Udc avevano chiesto, per lei, anche la vicepresidenza della Regione. L’altro assessore centrista, Nico Torrisi, invece, dovrebbe andare al Turismo dove sostituirebbe Michel Stancheris ma dove produrrebbe qualche ombra di “conflitto di interessi” (è il presidente di Federalberghi). Ai Beni culturali, al posto di Mariarita Sgarlata dovrebbe andare, anche stando alle passate esperienze professionali, Antonio Fiumefreddo. Anche se una parte dei Drs, quella rappresentata dai messinesi Picciolo e Greco, gradirebbe la delega alle Infrastrutture, dove l’ex sovrintendente darebbe continuità all’esperienza del messinese Nino Bartolotta. Alla Famiglia dovrebbe andare invece l’assessore del Pd Giuseppe Bruno. A quel punto resterebbe da “piazzare” Michela Stancheris. Con l’arrivo di Torrisi al Turismo, l’ex segretaria del presidente – adesso in quota Megafono – potrebbe passare all’assessorato Ambiente e Territorio. O, nel caso in cui Patrizia Valenti fosse effettivamente assegnata all’Agricoltura, l’assesore bergamasco sarebbe messa alla guida della Funzione pubblica. A Mariarita Sgarlata, per il momeno, andrà l’assessorato “residuale”. Che, stando al complicato “tetris” di queste ore sarebbe quello delle Infrastrutture. Ma quell’assessorato è in bilico. La Sgarlata infatti è stata scelta “in quota Pd”. Un partito che ancora deve sciogliere i nodi complicatissimi tra le correnti. Per il momento, però, alle Infrastrutture resterebbe la Sgarlata, archeologa. A meno che non si opti, così come richiesto da pezzi dei Drs per l’ipotesi Fiumefreddo. In quel caso la Sgarlata rimarrebbe ai Beni culturali. Sempre nell’attesa che l’area dei cuperliani decida di fare il proprio nome. O scelga la via dell’opposizione al nuovo governo di Rosario Crocetta.
Pubblicato il
09 Aprile 2014, 06:00