18 Gennaio 2023, 06:01
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CATANIA – Unica azienda partecipante alla gara senza bando, vincitrice con un rialzo d’asta dello 0,01 per cento. Nell’inchiesta della procura di Catania sulla Società Interporti Siciliani spa c’è anche l’aggiudicazione della gestione, per nove anni, del polo intermodale della zona industriale del capoluogo etneo. Andata alla LCT spa. Cioè la Luigi Cozza Trasporti. Il colosso del trasporto su gomma, una delle più grandi aziende isolane di logistica, costruita attorno al suo potentissimo patron: Salvatore Luigi Cozza, oggi fuori dai ruoli sociali, in mano al genero. Tra le persone finite agli arresti domiciliari c’è anche lui, imprenditore classe 1953. Stessa misura cautelare che il giudice per le indagini preliminari ha disposto per l’amministratore della Sis spa Rosario Torrisi Rigano, dell’ex deputato regionale Nino D’Asero e della dipendente Cristina Sangiorgi. Nella stessa inchiesta sono indagati l’ex vicepresidente della Regione Gaetano Armao, l’ex assessore alle Infrastrutture e oggi all’Economia Marco Falcone e l’assistente di quest’ultimo Pippo Li Volti.
Un’inchiesta che parte da un esposto legato a questioni sindacali, che riguarda il ruolo e i presunti interessamenti dei suddetti esponenti della politica regionale per rendere più semplice la vita professionale di Sangiorgi. Ma che, a un certo punto, si incaglia di fronte a un’intercettazione di quest’ultima: “L’appalto del Polo Logistico è truccato, punto“, dice al telefono. Minacciando di inviare registrazioni alla procura della Repubblica di Catania. Che, però, la sta già ascoltando. A febbraio 2021 è un’altra dipendente della Società interporti siciliani a parlare con gli inquirenti. La responsabile delle gare e degli appalti della partecipata regionale ricorda che proprio il Polo logistico era stato, negli anni, una matassa difficile da sbrogliare.
“Sono andati deserti diversi bandi, sebbene tutti diversi tra loro”, comincia. Per esempio, il 29 aprile 2019 ne scadeva uno. Nel racconto della lavoratrice, quel giorno si presenta nella sede della Sis spa Salvatore Luigi Cozza. Avrebbe avuto con sé la busta con un’offerta per la gara sulla gestione del Polo logistico da consegnare. Tutto normale se Cozza, secondo quanto riferito dalla testimone, non avesse incontrato il responsabile unico della gara e, subito dopo il colloquio con quest’ultimo, non fosse andato via senza depositare alcunché. “Infatti, anche tale gara andò deserta“. Secondo quanto appreso dalla responsabile, il patron di LCT spa avrebbe deciso di non presentarsi apprendendo di essere l’unico partecipante.
Fatto sta che, senza nessun partecipante, nella Sis si pone il problema di dovere cambiare il bando. Se nessuno si presenta, c’è da fare qualcosa. Così vengono proposte alcune modifiche, che la donna trova “troppo sfavorevoli alla nostra società: mi sembrava una svendita di beni di fatto con soldi pubblici“. Quelli, cioè, del canone che il futuro gestore del Polo intermodale avrebbe dovuto versare nelle casse della Società interporti ma che, in quell’occasione, si propone di ridurre. Eliminando anche l’obbligo della manutenzione straordinaria in capo al concessionario ma, di contro, accorciando il tempo di durata della concessione.
La gara successiva ha nuovi parametri: la gestione dura nove anni, il canone complessivo è di poco meno di quattro milioni di euro. Questi e altri elementi fanno pensare alla dipendente che il bando sia stato “cucito addosso a qualcuno”, fa mettere a verbale. Assieme alle riunioni, che le vengono riferite, tra Salvatore Luigi Cozza, “unico imprenditore che abbiamo visto in ufficio in relazione a questa gara”, e l’amministratore della Società interporti Rosario Torrisi Rigano. Il bando modificato è la volta buona che viene vinto: tre milioni e 950mila euro, un rialzo dello 0,01 per cento rispetto alla base d’asta, la LCT spa vince quasi senza avere bisogno di giocare la partita.
Secondo un’altra testimonianza raccolta dagli investigatori nell’ambito dell’inchiesta, la LCT avrebbe avuto “di fatto in uso – gratuitamente – tutta l’area oggetto della concessione”, già diversi mesi prima che venisse redatto formalmente un verbale di consegna. Senza che la società rispettasse le previsioni previste dal capitolato d’appalto, anche perché ci vogliono mesi perché il contratto venga firmato.
La questione, ormai, è di tutto interesse della magistratura. Le conversazioni che il giudice per le indagini preliminari riporta nell’ordinanza con cui Cozza e Torrisi Rigano finiscono ai domiciliari parlano di “una chiara comunanza di interessi tra i due”. “Se mi fai quagliare la questione…“, l’imprenditore blandisce l’amministratore. “Non è importante solo quello che si riesce ad ottenere, ma anche attraverso chi!”, dice Luigi Cozza. Di “chi” di tutto rispetto con i quali avrebbe potuto parlare con tranquillità Cozza ne nomina in continuazione: l’ex commissario dell’Autorità portuale Cosimo Indaco, di cui avrebbe assunto la figlia; l’ex presidente sempre dell’Autorità portuale Andrea Annunziata e perfino il commissario che lo ha sostituito, il generale Emilio Errigo.
Tra una conversazione e l’altra, arriva la pandemia da Covid-19 e, durante il lockdown, i rapporti tra i due si raffreddano. Per riprendere, però, poco dopo, quando c’è da fare “una piccola forzatura” per consentire a Cozza di firmare un contratto con Eurospin, affinché la società della grande distribuzione possa occuparsi del movimento delle merci nell’area del polo logistico. “Un do ut des“, sottolinea l’amministratore parlando con il figlio. Per la procura, infatti, la forzatura sarebbe servita a ottenere un posto di lavoro per la giovane nuora. Il figlio rimprovera il padre, si preoccupa di possibili implicazioni dell’interessamento direttamente con l’imprenditore. Il padre, irritato, prima bestemmia e poi gli risponde: “Tuo padre finalmente riesce a ottenere qualche cosa e invece di essere allegro e contento, c’hai ‘sta funcia… ‘Sta funcia di minchia“. Il figlio, però, “funcia” o non “funcia”, ci aveva visto giusto.
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18 Gennaio 2023, 06:01