Cronaca

Covid, ritardi e contagi: Sicilia in affanno, il punto di Razza

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12 Gennaio 2022, 06:02

5 min di lettura

PALERMO – Ritardi nella creazione di nuovi posti letto, contagi Covid dilaganti, file di ambulanze negli ospedali, la zona arancione a un passo. La Sicilia sembra ripiombata all’anno scorso. Facciamo il punto con l’assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza.

Qual è la situazione dei contagi in Sicilia, stiamo raggiungendo il picco?
“È prematuro, ma probabilmente stiamo uscendo dalla coda delle feste”.

E dei posti letto da cui dipende il passaggio in zona arancione?
“Il presidente del Consiglio Draghi ha detto una grande verità: i non vaccinati hanno determinato l’occupazione di due terzi dei posti letto. Se sottraiamo dalla occupazione ospedaliera coloro che sono ricoverati per motivi respiratori in assenza di una vaccinazione completa arriviamo a un terzo degli attuali ricoveri. La decisione del governo nazionale di arrivare all’obbligo vaccinale è stata tardiva. Il governatore Musumeci lo aveva invocato prima dell’estate. Così come la differenziazione nella vita di relazione con il super green pass. Alcune cose le avevamo anticipate con le ordinanze ma sono state oggetto di impugnativa del garante della privacy. Mesi dopo è stata fatta la stessa cosa a livello nazionale”.

Si ha la netta sensazione di essere tornati ai livelli di allarme di due anni fa. Ci siamo fatti cogliere impreparati?
“I numeri tradiscono meno delle parole, quanti erano i positivi e i ricoverati dodici mesi fa? Molti di più di oggi. La variante Omicron ha portato i positivi a quota centomila e la percentuale dei ricoverati è sotto il 2%”.

È pur vero che l’anno scorso si facevano molti meno tamponi di oggi. Oggi c’è la fila negli hub e davanti alle farmacie.
“È vero, ma è accertato che Omicron ha una contagiosità maggiore”.

Per fare fronte ai ricoveri si riconvertono interi reparti con la logica della fisarmonica. Anche questa è storia vecchia. Che fine hanno fatto i 571 posti letto finanziati dallo Stato? Dovevano essere già pronti e invece siamo fermi a poco meno di cento.
La Sicilia è la prima regione in Italia per risorse spese, nonostante un certo ritardo da parte dello Stato nell’erogazione della seconda seconda trance dei fondi che ha bloccato le imprese. In 12 mesi abbiamo aperto numero enorme di cantiere e consegnato opere. Al 31 marzo saremo al 60% dei lavori previsti. Il 31 gennaio sarà pronto l’ampliamento del pronto soccorso di Villa Sofia”.

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Saremo anche i migliori d’Italia ma siamo sempre in ritardo. Non è una soddisfazione vedere che c’è chi sta peggio.

“È paradossale però che ci si concentri su una cosa in cui ci distinguiamo in senso positivo. Siamo primi per cantieri aperti. Nessuno ha fatto meglio di noi. Siamo la regione che ha il più basso numero di interventi chirurgici bloccati. A livello italiano c’è un calo dell’80% del lavoro nelle sale operatorie, mentre in Sicilia siamo sotto il 50%. Siamo la Regione che interviene di più sui malati oncologici. I posti letto in terapia intensiva sono stati raddoppiati con la dotazione organica necessaria. Poi non dobbiamo dimenticare che la pandemia c’è, esiste. Non a caso c’è lo stato di emergenza, ma non siamo per fortuna nella stessa situazione dell’anno scorso. Dodici mesi fa in questi giorni Musumeci ha dichiarato una zona arancione rafforzata che aveva bloccato attività economiche e la settimana successiva avrebbe dichiarato la zona rossa. Ora non è così, solo ieri sono state somministrate 10 mila prime vaccinazioni e 60 mila complessive”.

Ma ci avviciniamo lo stesso verso la zona arancione?
“Che per fortuna non blocca gli operatori economici, ma solo i non vaccinati. È una bugia dire che è tutto come due anni fa. Due anni fa si facevano pochi tamponi, mancavano i reagenti, le imprese erano in lockdown. Oggi la situazione è grave ma diversa. E andrebbe molto molto meglio se fossimo tutti vaccinati”.

In molte strutture sanitarie si registra carenza di medici e infermieri?
“Ci aiuteranno i nuovi specializzandi che entrano nel circuito professionale. Diciamocelo con franchezza: la pandemia dura da 24 mesi. Il corso di laurea in medicina purtroppo non dura 24 mesi. Non ci sono i medici, non li possiamo coniare fuori dal percorso formativo. Non possiamo battezzare noi i medici. Piuttosto perché non si inizia a pensare di eliminare il numero chiuso per la facoltà di Medicina. Il punto non è il numero dei posti letto, ma la portata. Se si deve convertire un ospedale devi essere in grado di assistere i pazienti. La gente va ricoverata in ospedale. I posti letto non si inventano. Non posiamo nascondere il sole con le mani, c’è una pandemia. Il 40% dei ricoverati non sono malati di Covid. Si tratta di gente asintomatica che deve curare malattie che nulla hanno a che fare con il Covid, ma in quanto positivi devono essere curati in reparti Covid”.

C’è qualcosa che non funziona nel racconto della pandemia. Alcuni medici dicono che servirebbe un lockdown, altri che la situazione è gestibile, alcuni sostengono che Omicron sia un raffreddore o poco più mentre per altri altri è molto insidiosa. Ed ancora c’è chi dice che la scuola può riaprire, ma nel frattempo si rinvia il rientro in classe. Non le sembra che ci sia un poco di confusione e chi dovrebbe fare chiarezza non aiuta anzi peggiora le cose?
“In buona parte hanno ragione tutti. Per questo si dice che è la politica a dovere assumere le decisioni, deve fare una sintesi di opinioni e interessi diversi, tutelando i diritti di tutti”.

A proposito di sintesi: che cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi giorni?
“Ripeto che è prematuro fare valutazione oggi, si potrà essere aderenti alla realtà nell’arco di alcuni giorni. L’incubazione del virus è di sei giorni, quindi entro la settimana sapremo, come io spero, che siamo alla fase di massima espansione dell contagio e poi la curva scenderà”.

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12 Gennaio 2022, 06:02

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