28 Novembre 2017, 06:08
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PALERMO – Con le Politiche all’orizzonte, il centrosinistra renziano si riorganizza dopo la sconfitta delle Regionali. E la principale novità nell’Isola in vista del voto della prossima primavera potrebbe essere rappresentata dall’ingresso in blocco nel Partito democratico di Sicilia Futura. Il movimento di Totò Cardinale ha ottenuto un discreto risultato in termini di voti ma deludente in termini di seggi all’Ars (solo due). E adesso, dopo anni di “affiancamento” al Pd, i tempi sarebbero maturi per un ingresso analogo a quello che nella scorsa legislatura vide protagonisti gli esponenti di Articolo 4. Questo mentre gli altri alleati centristi del Pd lavorano alla difficile missione di mettere su una lista moderata che superi il 3 per cento. Ma senza la faccia di Angelino Alfano come leader.
Sicilia Futura nel Pd
Lo stesso Cardinale ammette che il Pd è “l’approdo naturale” dell’esperienza. “Noi fin qui abbiamo lavorato d’intesa con Lotti, Renzi, Faraone, per raccogliere risorse utili dall’area liberal-riformista – spiega a Livesicilia l’ex ministro e fondatore del movimento centrista -. Siamo un movimento vicino a Renzi e a questo punto la scelta di entrare nel Pd diventa quasi obbligata. Poi io credo che Sicilia futura continuerà a vivere come think tank. Ne parlerò nei prossimi giorno con Faraone e con gli altri. Ma di certo noi abbiamo sempre avuto i big del Pd presenti alle nostre manifestazioni”.
Insomma, la strada sembra ormai segnata. E potrebbe irrobustire il risultato del Pd renziano, che alle ultime regionali in Sicilia è arrivato al 13. “renzi parla di u n 20 per cento in Sicilia del Pd, ma proprio perché conta anche Sicilia Futura”, osserva Cardinale, ricordando il sei per cento racimolato dal movimento centrista.
Il primo passo verso l’unificazione sarebbe l’adesione dei due eletti di Sicilia Futura al gruppo del Pd. Cosa che Cardinale dà per scontata. L’inchiesta a carico di Edi Tamajo non sarebbe un problema, dice l’ex ministro. “Non c’entra per niente, non conosce le persone che avrebbero fatto questa porcheria. Io sono per un richiamo forte alle regole della Costituzione. Fava lo attacca dimostrandosi ‘scandalosamente giustizialista’, non capisco perché escludere che Tamajo possa essere prosciolto in tempi brevi. D’altrode ricordo che un candidato che a queste elezioni correva con Fava, un galantuomo che a Vittoria io ho sostenuto e che stimo, è stato prosciolto dopo essere stato indagato per quel tipo di reato. Perché lo stesso non può succedere a Tamajo?”.
Possibili problemi con la segreteria regionale del partito, con cui in passato non sono mancate le incomprensioni? “Se il Pd si negasse un’apertura verso l’area di centro non avrebbe futuro. Tutto quello che c’è a sinistra è contro il Pd”, osserva Cardinale. Che si dice non interessato all’operazione di Casini che cerca di mettere su una lista moderata accanto al Pd: “Per noi sarebbe un tornare indietro”.
Il cespuglio centrista
E allora cosa resta alla lista centrista? Ci sono i casiniani di Gianpiero D’Alia, quel che ne rimane dopo le Regionali, c’è Ap, che sembra abbia ormai scelto questa strada ma con Beatrice Lorenzin come frontrunner al posto di un Angelino Alfano in disarmo. In realtà i centristi di Alternativa popolare nel weekend hanno deciso di prendersi ancora qualche giorno, ma il dado ormai è tratto e senza sponde nel centrodestra l’alleanza con Renzi è inevitabile. Le ricostruzioni della stampa nazionale raccontano però che Alfano lascerà posto a Lorenzin come leader del progetto neocentrista, che conta anche sulle truppe campane della De Mita family. Il resto, a partire da nome e simbolo, è tutto da costruire. E il tempo per mettere su un progetto che possa puntare al tre per cento è davvero poco.
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28 Novembre 2017, 06:08