Hotel, benzina, regali e cassate | Sei deputati verso il processo

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23 Luglio 2017, 11:08

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PALERMO – Per le cosiddette “spese pazze” dell’Ars rischiano il processo altri sei onorevoli della scorsa legislatura. Secondo i pubblici ministeri Maurizio Agnello, Luca Battinieri e Sergio Demontis, nulla hanno a che vedere con l’attività politica una parte delle spese di Giuseppe Greco (Mps), Michele Donegani (Pd), Salvatore Lentini (Udc), Franco Mineo (Grande Sud), Franco Rinaldi (ex Pd oggi Forza Italia), Gugliemo Scammacca Della Bruca (Fli).

Seimila euro è la cifra contestata a Rinaldi, comprensiva degli hotel dove soggiornarono i suoi familiari, 15 chili di dolci e il contributo per un torneo di calcetto. Donegani, secondo l’accusa, “in particolare, si appropriava della somma di euro 25.000 sul cui impiego forniva dichiarazioni e documenti falsi”. Scammacca Della Bruca pagò 1.690 euro per il regalo di nozze del figlio dell’onorevole Nino Strano. Gli 8 mila e seicento euro contestati a Mineo riguardano spese per la benzina delle macchine personali e, aggiungono i pm, “si appropriava di 520 utilizzati dal capogruppo per l’acquisto di kg 43 di cassate siciliane al bar Caffè Mineo Rosa srl di cui egli era socio sin dal 2009 e di 229 euro utilizzati dal capogruppo per l’acquisto di un telefono cellulare Nokia a lui assegnato”. Totò Lentini avrebbe speso mille e 200 euro per la benzina della macchina a lui intestata. Greco, invece, avrebbe pagato tre segretarie per il gruppo ma in realtà avrebbero lavorato al patronato di famiglia. In più ci sono 15 mila euro per “non meglio specificate attività congressistiche”.

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Contestualmente alla richiesta di rinvio a giudizio i pm hanno avanzato quella di archiviazione per diciassette deputati: Nino Dina, Salvatore Cascio, Giuseppe Arena, Toto Cordaro, Mario Bonomo, Michele Cimino, Raffaele Nicostra, Giovanni Cristaudo, Paolo Colianni, Antonino D’Aquino, Francesco Calanducci, Giuseppe Gennuso, Fortunato Romano, Orazio Ragusa, Giuseppe Lo Giudice, Pippo Gianni, Santo Catalano. “La richiesta di archiviazione conferma che le somme contestate all’onorevole Dina sono state impiegate per finalità esclusivamente riconducibili all’interesse del gruppo parlamentare e quindi per scopi consentiti dalla legge”, spiega l’avvocato Marcello Montalbano, legale di Dina. 

Sulla richiesta di archiviazione ha pesato una precedente sentenza del giudice Riccardo Ricciardi, resa definitiva dalla Cassazione. Non basta che i parlamentari non abbiano giustificato le spese fatte con i soldi dell’Ars. Per poterli processare e condannare il pubblico ministero dovrebbe dimostrare che davvero quei soldi siano stati spesi per fini non istituzionali. È questo il cuore della motivazione con cui il giudice mandò sotto processo solo gli ex capigruppo Giulia Adamo (Pdl, gruppo Misto e Udc), Giambattista Bufardeci (Grande Sud), Nunzio Cappadona (Aps, Alleati per la Sicilia), Rudy Maira (Udc e Pid), Livio Marrocco (Pdl e Fli), Cataldo Fiorenza (Pd e gruppo Misto), Salvo Pogliese (Pdl). Innocenzo Leontini (Pdl) era stato condannato a due anni con il beneficio della sospensione condizionale della pena. Il ragionamento di Ricciardi vale in sede penale ma non in quella contabile. Lo sottolineava il giudice e lo dimostrano le condanne, alcune già definitive, della Corte dei Conti per danno erariale.

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23 Luglio 2017, 11:08

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