14 Luglio 2017, 06:00
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PALERMO – La cartella esattoriale è stata notificata a tutti i “coobbligati”. Ed è una cartella a sei zeri. Poco più di un milione di euro è la somma richiesta, tra gli altri ma prima degli altri, all’ex presidente della Regione Totò Cuffaro. Per l’esattezza, 1.027.775,19 euro, a causa di una mora da quasi 50 mila euro: che l’ex governatore e altre dieci persone dovranno in qualche modo pagare. Si tratta delle “spese legali” del processo “Talpe alla Dda” che ha portato alla condanna in Cassazione, tra gli altri, a sette anni di reclusione per favoreggiamento a Cosa nostra di Cuffaro e a 15 anni per l’ex manager della sanità privata Michele Aiello, ritenuto vicino al boss Bernardo Provenzano. “Ma io un milione di euro non ce l’ho”, dice oggi Cuffaro.
Con lui e Aiello, la Cassazione il 22 gennaio del 2011 ha condannato, per diversi reati, anche l’ex maresciallo del Ros, Giorgio Riolo a 7 anni, 5 mesi e 10 giorni; il dirigente della Sezione Anticrimine della Questura di Palermo Giacomo Venezia a tre anni; il radiologo Aldo Carcione a 4 anni e mezzo. Condanne a un anno per Roberto Rotondo, a 9 mesi per Michele Giambruno, a 4 anni e 6 mesi per Lorenzo Iannì (direttore del distretto sanitario di Bagheria), a 6 mesi per Antonella Buttitta, a 9 mesi per Salvatore Prestigiacomo e a 2 anni per Angelo Calaciura. Figurano anche loro, nelle diverse cartelle notificate da Riscossione Sicilia per conto della Corte d’appello di Palermo e di Equitalia, nell’elenco dei “coobbligati” al pagamento della maxi cartella, insieme anche a due società: la “Atm- Alte tecnologie medicali srl” e “Villa Santa Teresa – diagnostica per immagini e radioterapia”.
Una mazzata, quindi. Gli interessati hanno sessanta giorni di tempo per pagare. Ma chi pagherà? E quanto? Questo è il punto. “Io non posso pagare tutta la somma, quei soldi non ce li ho” spiega Cuffaro a Livesicilia. In realtà, la cartella è arrivata a lui per primo, per il meccanismo del cosiddetto “pagamento in solido”. In questi casi viene individuato il “più capiente” al quale chiedere il pagamento. Se è in grado di onorare il debito, allora successivamente lo stesso potrà rivalersi sugli altri chiamati al pagamento. “Mi pare una ipotesi assai irreale”, commenta l’ex governatore. Anche perché, a chi in passato avrebbe avuto forse la possibilità di contribuire in maniera decisiva al pagamento della cartella, ossia Michele Aiello, sono stati di fatto confiscati i beni.
E così, la cartella è stata inviata anche agli altri, ma per primo direttamente a Cuffaro e notificata il 23 maggio scorso. La scadenza del pagamento è prevista tra nove giorni. “Io ricordo che quella cartella è già scaduta – dice Cuffaro – e comunque poco cambia. Non ho quei soldi. Oggi non lavoro e mi è stato tolto anche il vitalizio – racconta l’ex presidente della Regione – che del resto passava direttamente nelle casse della Regione, visto che continuo a pagare ogni mese una rata per un’altra condanna, legata al ‘danno all’immagine’ nei confronti della Sicilia. E per la quale adesso mi è anche stata pignorata la casa”.
E allora, come si fa? “Io voglio pagare – spiega Cuffaro – ma voglio pagare la mia parte. Per questo motivo sto verificando, tramite i miei legali, se esiste questa possibilità. Ne saprò di più nei prossimi giorni”. L’ipotesi, quindi, sarebbe quella di una divisione in parti uguali della somma oggetto della condanna: “Una cosa – prosegue – è una somma da un milione, altra cosa è dividere quel milione per tutti i condannati”. Anche perché, su quel milione di euro “non è nemmeno praticabile la rottamazione – conclude Cuffaro – ma io sono pronto a pagare. Il giusto. Ma un milione no, un milione davvero non ce l’ho”.
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14 Luglio 2017, 06:00