Laboratori, ecco la stangata | “Un ricatto, daremo battaglia”

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12 Giugno 2015, 06:00

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PALERMO – “Potevano dircelo subito che volevano liquidarci”. La stangata, stavolta, è in grado di mettere in ginocchio un intero settore. Almeno, stando alle parole dei diretti interessati: i titolari dei laboratori d’analisi siciliani. Per queste strutture, l’assessore alla Salute Lucia Borsellino ha deciso, con un proprio decreto, una decurtazione del budget del venti per cento. “Senza alcuna concertazione, senza alcuna norma che lo imponesse – lamentano i titolari dei centri accreditati – nel frattempo, però, hanno fatto entrare nel sistema altre strutture, in convenzione: tagliano a noi e aprono agli altri”.

Il decreto, che porta in calce la firma dell’assessore Borsellino e del dirigente generale Gaetano Chiaro è del 27 maggio scorso. E non lascia spazio a dubbi. “I direttori generali delle Asp – si legge nell’atto – sono autorizzati ad assegnare provvisoriamente alle strutture specialistiche un budget per l’anno 2015 così determinato: per le strutture già contrattualizzate il budget sarà pari al 80 per cento del budget attribuito nell’anno 2014 ad eccezione delle strutture con budget al di sotto di euro 32 mila, per le quali, sulla base delle capacità erogativa potrà riconoscersi un budget incrementato fino a 32 mila euro”. Ma non solo. C’è un altro passaggio che fa “infuriare” i titolari dei laboratori: “Per le strutture nuove da contrattualizzare è fissato un budget di euro 32 mila”. Un budget, quest’ultimo identico sia per un singolo professionista che per un poliambulatorio con diverse branche specialistiche.

“Proprio così – attacca il presidente della Confederazione italiana per la tutela dei diritti in Sanità Domenico Marasà – mentre a noi riducono, in maniera improvvisa e unilaterale, il budget addirittura di un quinto, aprono a nuovi contratti con una novantina di strutture non comprese nel budget precedente. Se volevano liquidarci, potevano dirlo chiaramente – aggiunge Marasà – avremmo chiuso i nostri laboratori con la possibilità di programmare la nostra attività future, e invece saremo costretti a chiudere perché il governo ha deciso di farci fallire”.

Anche perché, spiega Marasà, “già negli anni scorsi abbiamo subito prima i tagli alle tariffe introdotti dal decreto Balduzzi, quindi le riduzioni progressive del budget complessivo. Ma con questo decreto – aggiunge – si scrive la parola fine: possiamo abbassare la saracinesca”. A dire il vero, però, i titolari dei laboratori non sono affatto rassegnati. E promettono battaglia: “La categoria non starà a guardare – prosegue Marasà – mentre viene raso al suolo un intero comparto che dà lavoro a circa seimila persone”. Si preannunciano, infatti, nuovi ricorsi. E una nuova battaglia legale, che si aggiungerà a quelle che hanno puntellato gli ultimi dieci anni di rapporti tra centi specialistici e governi.

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Ma per i titolari dei laboratori d’analisi, l’ultimo decreto suona come un ricatto. Un altro dei passaggi di quell’atto, infatti, fa montare la polemica. “Per le strutture e/o gli specialisti privati accreditati che per qualunque motivo non sottoscrivano il contratto, – si legge nel decreto – fatto salvo il diritto ad adire l’autorità giudiziaria, con decorrenza dal giorno successivo a quello previsto per la firma del contratto, cessa la remunerazione delle prestazioni sanitarie a carico del servizio sanitario regionale e si applica la sospensione dell’accreditamento istituzionale, fino alla rimozione della condizione sospensiva”. Ovvero, fino alla revoca dell’accreditamento. Prendere o lasciare, insomma. O accetti, o sei fuori dal sistema.

Il decreto, intanto, consentirà al governo di recuperare una somma superiore ai 110 milioni di euro. Una cifra che dovrebbe riuscire a “mitigare” il danno alle casse regionali dovuto a una recentissima sentenza del Cga depositata proprio nei giorni, nelle ore in cui l’assessore Borsellino metteva mano a questo discusso decreto. Una sentenza che, di fatto, ha ha “revocato” la sentenza emessa tre anni prima dallo stesso organo di giustizia amministrativa, con la quale era stato respinto il ricorso contro l’entrata in vigore del tariffario Bindi-Turco e contro il Piano di rientro della Sanità. Secondo il giudice che nel 2012 aveva respinto il ricorso dei laboratori, l’impugnazione della sentenza non era giunta entro i termini fissati dalla legge. Un errore. Il giudice non si sarebbe accorto infatti che i laboratori, impugnando l’atto, per così dire, generale (l’Accordo attuativo del Piano di rientro), avevano in quel modo anche impugnato gli atti che da quello discendono. Tra cui, appunto, il tariffario Bindi. Un ricorso, quello nei confronti del Piano di rientro, ancora pendente di fronte al Tar Sicilia. Così, intanto, è stata stoppata la restituzione delle somme che i laboratori avrebbero acquisito grazie al vecchio tariffario, economicamente più conveniente. Adesso, per mettere una parola fine a questa vicenda, bisognerà attendere un’altra pronuncia, quella del Tar sul ricorso presentato sempre dai laboratori, contro il Piano di rientro della Sanità.

Nemmeno il tempo di “festeggiare”, però, ed ecco la “mazzata”. I soldi per i laboratori sono ridotti del 20 per cento. “Una decisione – insiste Marasà – presa senza aver incontrato le parti sociali, gli addetti ai lavori. Senza un obbligo normativo, senza alcuna voglia di dialogare. Adesso basta. Ormai è chiaro che questo governo vuole liquidarci, e nel frattempo fare entrare nel sistema nuovi soggetti. Ma noi non staremo a guardare”.

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12 Giugno 2015, 06:00

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