22 Maggio 2020, 18:44
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PALERMO – Monitorati, pedinati e infine sorpresi mentre si dividevano una tangente da 100 mila euro. Di soldi in contanti ne giravano parecchi. L’inchiesta dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria, coordinati dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Sergio Demontis, e dai sostituti Giovanni Antoci e Giacono Brandini, si è concentrata al momento su quattro maxi gare. Tra cui quella vinta da Siram e Sei Energia Scarl. Un appalto da 126 milioni e 490 mila euro che riguardava la fornitura dei vettori energetici e la gestione degli impianti tecnologici destinati dell’Asp 6 di Palermo.
La corruzione viene contestata a Fabio Damiani, ex responsabile della Centrale unica di committenza per gli appalti, al suo “faccendiere” di riferimento Salvatore Manganaro, ad Angelo Montisanti, responsabile operativo per la Sicilia di Siram e amministratore delegato di Sei Energia scarl, e a Crescenzo De Stasio, direttore unità business centro sud di Siram. Sotto inchiesta è finito anche Francesco Capizzi, funzionario dell’Unità di progettazione e manutenzione dell’Asp, direttore esecutivo e, successivamente, responsabile unico del procedimento.
Il 4 dicembre 2018 Salvatore Manganaro si reca in aereo a Napoli. All’indomani è già di ritorno, stavolta in nave. Alle 7:30 sbarca a Palermo e un’ora dopo Fabio Damiani lo raggiunge nel suo ufficio al civico 46 di via Principe di Villafranca. Il dialogo è intercettato dai finanzieri. Manganaro spiega a Damiani che ha portato “il fine mese…cioè intanto ti ho portato 10”. Damiani è perplesso: “Tu hai detto che ne davi 50”. Manganaro si giustifica: “… non è che portavo i borsoni enormi… non è che me ne vado camminando con cento carte appresso quindi l’ho piazzati così in ufficio… intanto questi portateli”. Il resto glieli darà nel pomeriggio verso le 18. Gli raccomanda però di portare con sé un “sacchetto… non serve grande purché sia resistente” e non deve usare quelli per la spesa perché “sono trasparenti”. Inoltre è necessario dare subito un “segnale forte” con “tempismo perfetto” chiamando Angelo (Montisanti ndr) per dirgli se può andare a trovarlo in ufficio per parlargli delle questioni aperte con Siram.
Damiani è d’accordo. Capizzi può preparare i documenti, perché “se lui ha tutte le carte pronte le firmo”. Parlano dell’appalto e del pagamento di alcuni arretrati. Alle 18:15 Damiani arriva in via Principe di Villafranca con una borsa di colore nero. Al primo piano si vedono, attraverso la finestra, Manganaro assieme a Roberto Satta, responsabile operativo della Tecnologie Sanitarie (altra impresa travolta dal blitz) e l’avvocato agrigentino Vincenzo Li Calzi. Quest’ultimo si sarebbe intestato, così scrivono i magistrati, per il tramite di trust, una fitta trama societaria e finanziaria riconducibile a Manganaro e a curare la contabilità e gli aspetti amministrativi delle società.
Alle 20:22 Manganaro e Damiani sono di nuovo da soli dentro l’ufficio. Manganaro maneggia delle buste di plastica: “Il sacchettino verde è un minchia perché è pittata… è trasparente quindi si vedeva la busta e dentro i cosi… le tue idee”. Alle 20:35 Damiani esce dallo stabile. Secondo gli investigatori ha incassato la parte delle “100 carte” e cioè la tangente Siram di centomila euro che Manganaro ha ritirato il giorno prima a Napoli.
Non è la prima volta che fanno riferimento ai soldi. È già accaduto tre mesi prima, a settembre dello stesso anno, quando Manganaro parla di un passaggio di denaro in favore di Damiani da un conto a un altro: “Domani girerò 30 sull’altra; “Banco posta?” “No Credem ti do un’altra carta Credem; “Una volta che ne sposti 30 là quanto ne rimangono”; “Sei… sei…”.
Un’altra volta la conversazione è stata più esplicita. “Portami centos liquidi… li firmiamo io e Capizzi”. Si riferivano ad alcuni documenti della gara. Damiani si fida di Manganaro: “… tu mi devi dire quello che devo fare”, e cioè la strategia da adottare per convincere gli imprenditori che solo pagando, ad esempio, si superano le pastoie burocratiche. Bisogna fare “il prezioso” e dire ad “Angelo” (Angelo Montisanti, ndr) che la faccenda è complicata (“pensavo fosse semplice, mi ci devo applicare un attimo …stiamo cercando di risolvere”). Facendo il solito “giochino”, dicendo che “la cosa si sta affossando”, e che Damiani ha risolto tutto. A quel punto diventa facile chiedere e ottenere un riconoscimento per la loro “gratitudine”.
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22 Maggio 2020, 18:44