12 Gennaio 2021, 19:47
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PALERMO- Tra le tante storie che racconteremo dopo la pandemia, ci sarà pure quella della scuola. Ma proviamo a dire qualcosa in presenza, secondo un’espressione che tutti ormai conosciamo. Senza retorica e senza enfasi, salvo qualche rara eccezione, la scuola italiana sta mostrando il suo lato migliore, al tempo del Covid. Se non fosse per i suoi docenti appassionati, per i dirigenti sempre sul pezzo, per il personale che opera con senso del sacrificio, non le classi in sé, fisicamente, ma l’idea stessa della formazione umana sarebbe una bandiera ammainata. Se c’è qualcosa che si può sperare, mentre si aspetta un ritorno, dovrà essere ascritto a un piccolo e grande mondo e alla sua resistenza. Qui si parla di banchi, di Dad, di dispersione. E, sì, di coraggio.
La realtà è nota. Come recita, col suo insindacabile piglio burocratico, una parte importantissima dell’ordinanza del presidente Musumeci: in Sicilia è prevista la sospensione delle attività didattiche in presenza fino al 16 gennaio per le scuole elementari e medie inferiori e fino al 30 gennaio per gli istituti superiori. Ecco l’ostacolo da saltare. L’ordinanza presidenziale pone delle regole necessarie, in un momento così difficile. Le restrizioni sono solo l’ultimo atto cronologico di una politica, soprattutto nazionale, che sulla scuola ha esternato e decretato, costringendo una comunità a sforzi immani e contraddittori, al cospetto dell’altrui leggerezza. In un clima di guerra, chi vive di istruzione trasecola davanti alle scene degli assembramenti, dello shopping incontrollato, delle strade piene, delle mascherine abbassate.
“La situazione che stiamo vivendo è obbligata – dice Domenico di Fatta, preside dell’istituto magistrale ‘Regina Margherita’, uno dei dirigenti palermitani che abbiamo sentito –. La scuola vera è quella in presenza, noi stiamo facendo dei sacrifici, poi, in giro, si vede gente che passeggia tranquillamente, qualcuno che si bacia, chi si abbassa la mascherina. Dovremmo comprendere, nell’interesse di tutti, che, senza comportamenti virtuosi non ne usciremo. Ovviamente, con la didattica a distanza c’è chi si perde, purtroppo. Tuttavia, in qualche caso, la tecnologia aiuta. Penso a una classe terribile che, con la Dad, si è calmata. Ecco, in questo caso specifico, è stata perfino utile”.
Stefania Cocuzza è la preside dell’istituto comprensivo ‘Sciascia’ allo Zen. “Nel fine settimana ci siamo organizzati – dice – e abbiamo ottenuto un risultato eccezionale: le lezioni in presenza per i bambini disabili. La Dad procura una leggera flessione, fosse solo per i problemi tecnici. Devo dire che le presenze sono soddisfacenti. Certo, la relazione, nell’apprendimento è fondamentale, lo sappiamo benissimo”.
“Mi stanno arrivando commenti e messaggi molto belli – dice Antonella Di Bartolo, preside dell’istituto comprensivo ‘Sperone-Pertini’ -. L’importante è riuscire ad avere una visione d’insieme. Noi eravamo già pronti ad andare su un’altra modalità. I nostri studenti si ritrovano, nella didattica a distanza, con gli stessi orari delle lezioni in presenza. Il professore può introdurre un argomento, dare un compito e disconnettersi: questo consente anche di risparmiare e di venirsi incontro. Registro tanta gratitudine”.
Sulla pagina Facebook del ‘Pertini’ si legge: “Oggi l’affetto dei nostri ragazzi è riuscito ad attraversare gli schermi solitamente freddi dei pc (nella foto). Oggi il loro desiderio di sorprendere con un gesto autentico ha colto nel segno e ha lasciato senza parole la professoressa Rossella Li Mandri che, come le altre colleghe e gli altri colleghi, delle parole ha fatto il proprio mestiere. Oggi l’insegnamento ce lo hanno impartito loro: la scuola siamo noi, è l’insieme dei fili che ci legano, anche da lontano, fili di relazioni sincere, che in momenti come questo è bello coltivare e tenere salde anche più di prima. Ragazzi, grazie a voi di tutto cuore”. “La scuola non è un’isola – conclude la professoressa Di Bartolo – contano molto le idee e gli esempi che veicoliamo. In giro continuiamo a notare comportamenti assurdi e questo ci fa male”.
“Il fenomeno dispersivo ha sempre caratterizzato la mia istituzione scolastica – dice la preside Gloria Casimo, dell’istituto comprensivo ‘Guttuso’ ad Acqua dei Corsari -. Il territorio non offre molte opportunità, la scuola è l’unico baluardo. Non è stato un anno facile, ma non ci sono da segnalare elementi di dispersione particolari, se non nei casi, purtroppo, conclamati. La Dad non è un valore aggiunto, crea ulteriori disuguaglianze. Per un quartiere con un’utenza scolastica eterogenea risolvere, a distanza, vicende che erano già non semplici in presenza non è facile. Ci auguriamo che questo periodo passi in fretta”.
Daniela Crimi, preside del liceo linguistico ‘Cassarà, racconta: “Quando non si sapeva dei nuovi provvedimenti, siamo stati inondati dalle mail dei genitori che chiedevano, per sicurezza, il proseguimento della Dad, per svariate ragioni. Poi c’è stata la protesta perché c’è la Dad. Tutto e il contrario di tutto. In un panorama di confusione, in cui l’unica certezza è il contagio, noi abbiamo lavorato notte e giorno. L’importante sarebbe dare messaggi coerenti per non disorientare i ragazzi. Anche io ho visto gli assembramenti delle feste. Qui si deve decidere un aspetto: la scuola è essenziale o no?”. Occorre una risposta.
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12 Gennaio 2021, 19:47