12 Aprile 2019, 23:05
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PALERMO – Cambia la composizione del collegio del Riesame, ma la decisione resta la stessa. Anche per Giovanni Lo Sciuto viene dichiarata l’incompetenza territoriale. Non doveva essere il giudice di Trapani, ma quello di Palermo ad emettere l’ordinanza di custodia cautelare. Da qui la scarcerazione dell’ex deputato regionale, difeso dagli avvocati Francesco Bertorotta e Franco Messina. Ed è il colpo definitivo, visto che Lo Sciuto, secondo l’accusa, era l’ideatore della loggia segreta che nel Trapanese condizionava la vita la vita amministrativa e politica di Comuni ed enti pubblici.
Condizionata, ad esempio, era stata la nomina degli assessori al Comune di Castelvetrano, quando era sindaco Felice Errante. Anche Errante è stato scarcerato per il principio dell’incompetenza dal Riesame di Palermo (Lorenzo Jannelli – presidente- Stefania Brambille e Valeria Amenta). Libero pure per il candidato a questa tornata elettorale, poi ritiratosi dopo gli arresti, Luciano Perricone.
L’inchiesta “Artemisia” il 21 marzo scorso aveva portato all’arresto di ventisei persone, svelando l’esistenza di una “super loggia” nel Trapanese. Lo Sciuto sapeva di essere finito nei guai. Era stato avvertito, secondo la ricostruzione dei pm di Trapani, dall’ex onorevole Francesco Cascio nel corso di un incontro all’Ars. Cascio, indagato per favoreggiamento, è il primo ad essere stato scarcerato. Nella sua ordinanza di qualche giorno fa, e in quella del presidente dell’ente di Formazione Anfe Paolo Genco, erano spuntate le parole “incompetenza territoriale”.
Le cause che hanno portato alla scarcerazione di massa risiedono nel luogo in cui sarebbe stato commesso il reato più grave dell’intera inchiesta. Lo Sciuto è indagato per peculato: avrebbe stipulato un falso contratto di portaborse con Maria Luisa Mortillaro, moglie di un suo grande elettore, Giuseppe Angileri. “Reato commesso in Palermo e Marsala”, c’è scritto nell’ordinanza del gip. Dunque il giudice competente non sarebbe quello di Trapani.
Una lettura contestata dai pm trapanesi che lunedì scorso hanno presentato una memoria che prova a “puntellare” l’inchiesta: per i magistrati “non è noto il luogo ove il reato di peculato contestato è stato commesso”. È un errore consideralo come commesso a Palermo soltanto perché è la città che ospita il parlamento siciliano. Il reato non sarebbe stato consumato nel luogo dove è stato sottoscritto il contratto, ma dove Lo Sciuto avrebbe utilizzato il denaro per fini diversi da quelli per cui era stato erogato dalla Regione. Ma il Riesame con Lo Sciuto ed errante ha proseguito l’orientamento che aveva portato alle prime scarcerazioni. E così, liberi tutti.
L’ordinanza del Riesame sull’incompetenza non è vincolante, nel senso che la Procura della Repubblica, a cui il Tribunale ha inviato gli atti, potrebbe insistere sul radicamento a Trapani senza trasferirlo a Palermo. A quel punto i difensori degli indagati potrebbero chiedere l’intervento della Procura generale di Palermo, cui fa capo l’intero distretto giudiziario. Di sicuro l’inchiesta e l’eventuale processo proseguiranno con gli indagati a piede libero.
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12 Aprile 2019, 23:05