“A Catania stretto rapporto| tra mafia ed economia”

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24 Marzo 2014, 16:25

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CATANIA –Tappa alle pendici dell’Etna per la Commissione Nazionale Antimafia presieduta dall’esponente del Partito Democratico Rosy Bindi. Nei locali della Prefettura dopo una lunga giornata di lavori, tra cui numerose audizioni, è stato fatto il punto sulle ultime operazioni antimafia portate a termine dalle forze dell’ordine sotto il coordinamento della Procura della Repubblica guidata da Giovanni Salvi. Nella rete di Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza soltanto nei primi mesi del 2014 sono finite quasi duecento persone. Ultima in ordine di tempo, la misura di confisca dei beni riconducibili al defunto capomafia Giuseppe “Pippo” Ercolano.

Tramite due aziende operanti nel settore del trasporto su gomma, la famiglia mafiosa di Cosa Nostra dei Santapaola-Ercolano, stando ai riscontri investigativi, stabilì una solida alleanza con il clan dei Casalesi. Un monopolio a sei zeri, legato anche alle gestione del mercato di Fondi, che emerse con prepotenza nell’operazione antimafia della Procura di Napoli denominata “Sud-Pontino”. Al centro del dibattito della Commissione Nazionale Antimafia anche la gestione dei beni confiscati alla mafia. Un business equiparabile a svariate manovre finanziarie che lo Stato gestisce con risultati il più delle volte deficitari.

Durante la mattinata sono stati ascoltati il colonnello della Guardia di Finanza Roberto Manna, comandante provinciale della Guardia di Finanza, il procuratore Capo Giovanni Salvi, Alessandro Casarsa, comandante provinciale dei carabinieri e Renato Panvino, nuovo dirigente della Dia etnea. Subito dopo sono stati ascoltati alcuni lavoratori del gruppo Riela confiscato alla mafia.

Nel pomeriggio Rosy Bindi, presidente della commissione Antimafia, ha incontrato i giornalisti. “Siamo stati a Palermo e Napoli. A Catania abbiamo dedicato particolare attenzione a sequestri e confische e questa città rappresenta un modello, a livello nazionale, in questo settore”.

Nella città dell’Elefante, secondo la Bindi, esiste uno “stretto rapporto tra mafia e economia, una vera e propria zona grigia in cui collaborano criminalità organizzata e imprenditoria”.

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La presidente della commissione Antimafia è convinta che sia necessaria la riforma dell’agenzia dei beni confiscati, ma soprattutto “aiutare concretamente chi lotta la mafia, come Confindustria Sicilia, esempio a livello nazionale”.

Durissimo l’attacco nei confronti degli avvocati che diventano complici dei propri assistiti, “ci sono ottimi avvocati che rischiano la vita, ma spesso il loro Ordine li tutela anche dopo condanne penali”:

Arriva il turno di Claudio Fava, vicepresidente della commissione parlamentare Antimafia e deputato di Sel. Il primo pensiero di Fava va ad Aldo Ercolano, al quale è stato revocato il 41bis.

Ercolano è stato condannato come killer di Pippo Fava, il giornalista assassinato che dopo la morte è stato sottoposto a un processo di depistaggio mediatico. Il vicepresidente si è soffermato sul caso sollevato dal Fatto Quotidiano della visita di Alfano al direttore de La Sicilia Mario Ciancio. “Inopportuna la visita a Ciancio del Ministro dell’Interno – conclude – Chiederemo ad Alfano di renderne conto in Parlamento”.

In chiusura l’intervento di Andrea Vecchio, che ha tuonato contro una “certa stampa catanese che si occupa prevalentemente di questioni personali e utilizza le informazioni che possiede come merce di scambio, elemento di ricatto e di potere. Ecco noi quella stampa la condanniamo”.

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24 Marzo 2014, 16:25

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