09 Settembre 2020, 06:04
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PALERMO – L’entusiasmo non manca, gli spazi e la prudenza nemmeno. L’Umberto I, storico liceo classico palermitano, è pronto a riaccogliere i propri alunni dal 14 settembre. Lo farà con un fitto programma per scaglionare gli accessi e con tutta la dotazione, tecnologica e non, che ha fatto sua negli anni in cui il Covid era solo fantascienza. Ad accogliere Live Sicilia nei locali di via Filippo Parlatore, nei quali è già presente la segnaletica che divide in due ‘sensi di marcia’ i corridoi, è il dirigente scolastico Vito Lo Scrudato: “Non ci fermiamo un attimo da non so più quando”, racconta mentre si siede solo per qualche secondo, prima di improvvisare un piccolo tour e mostrarci come la scuola accoglierà i suoi milleduecento alunni, circa cento professori e più di trenta fra collaboratori e impiegati.
“Secondo noi dando priorità alle classi prime – risponde Lo Scrudato – accogliendole per intero e nelle aule più grandi nelle prime due settimane, così da far acquisire ai ragazzi la piena conoscenza della scuola e un certo stile di lavoro. Contemporaneamente, in quelle due settimane accoglieremo anche metà delle classi quinte – aggiunge – perché andranno incontro all’esame di Stato e vogliamo subito dar loro un input in una situazione in cui il futuro è incerto. Per le seconde, le terze e le quarte abbiamo previsto un inizio con didattica a distanza, non si pensi che le abbiamo dimenticate”.
Si rientra a cento all’ora, poi si cambia musica: “Dopo quindici giorni entreranno a scuola anche le seconde, le terze e le quarte. A quel punto tutte le classi verranno suddivise a metà, e queste due metà si alterneranno settimanalmente fra didattica in presenza e a distanza. Un accorgimento fondamentale per evitare assembramenti, rischi inutili e preoccupazioni”. In ogni caso, per Lo Scrudato rinunciare al rapporto diretto con gli alunni non è mai stata un’opzione: “La possibilità di vederli è fondamentale, perché mette il docente in condizioni di capire bene lacune e preparazione ma soprattutto perché ci si guarda in faccia. Il nostro è un mestiere in cui guardarsi negli occhi e stare insieme è formazione preferenziale, tutto avviene nel momento in cui c’è un confronto personale. Crescita compresa”.
Tutto pronto anche in vista di eventuali ‘piani B’: “Abbiamo già nominato un medico del lavoro come medico scolastico, e in generale stiamo osservando alla lettera norme e nozioni tecniche ministeriali. Per come lo abbiamo immaginato, questo avvio di anno scolastico ci fa pensare che siamo in grado di garantire sicurezza. Poi certo, l’imponderabile esiste, ma per tutto il resto noi ci sentiamo all’altezza”.
All’Umberto I le soluzioni telematiche sono tutt’altro che ‘demonizzate’. “Siamo tecnologicamente molto avanzati – ammette il preside – al punto che in occasione del lockdown eravamo già pronti con la didattica a distanza dopo poche ore. Questa preparazione ci è valsa un compito importante: il ministero dell’Istruzione ci ha affidato il tutoraggio nei confronti di una scuola di Biella, quindi siamo stati didatticamente e umanamente vicini a tante persone, grandi e piccole, pesantemente colpite da situazioni tragiche. Il paradosso è che la didattica a distanza ci ha avvicinati, e questo lo impareranno anche gli alunni delle prime che ancora conoscono la loro futura scuola”.
Il dirigente scolastico ci tiene a precisarlo: oggi il liceo è pronto a fronteggiare il coronavirus perché negli anni scorsi non è rimasto a guardare. “Abbiamo sempre avuto una forte attenzione verso spazi, strumenti e forniture. In alcune aule, per esempio, abbiamo già da tempo dei banchi monoposto (nella foto a corredo dell’articolo, ndr) comprati in ‘tempi non Covid’ con un Piano operativo nazionale filtrato dal Miur ma di origine europea. Sono serviti a condurre la cosiddetta didattica modulare, basata sul fatto che l’assetto dei banchi può cambiare a seconda delle esigenze. Oggi ce li ritroviamo per fare distanziamento sociale”.
Dove mancano i banchi monoposto, si sopperisce con le dimensioni dei locali scolastici: “Abbiamo individuato le stanze più grandi come la sala docenti – spiega Vito Lo Scrudato – e le abbiamo già trasformate in aule che possono ospitare fino a trenta banchi doppi, che però verranno occupati da un alunno ciascuno. Sto anche valutando di lasciare l’attuale presidenza per destinarla allo stesso uso. Auspichiamo anche che vada a termine un contratto fra la Città metropolitana di Palermo e i nostri ‘vicini’ del liceo Di Rudinì, che ci permetterebbe di usare aule aggiuntive che loro non usano”.
“Qualcosa c’è – osserva il preside del liceo di Palermo –. Per esempio speravamo nella formazione di classi prime più piccole grazie all’arrivo di nuovo organico, che purtroppo però non si è rivelata possibile perché i numeri rimangono quelli con cui avevamo già a che fare. E poi molti dei docenti attualmente in servizio saranno dichiarati lavoratori fragili, quindi ci aspettano tempi duri e soluzioni pratiche da valutare di volta in volta. Più in generale, insomma, avremmo preferito ci venisse detto con più cura cosa fare – è il rammarico del dirigente – mentre invece ciascuna istituzione scolastica ha dovuto elaborare un progetto i cui margini di scelta sono anche eccessivi”.
Il Covid è una cosa seria, ma non per questo può impedire alla scuola di continuare ad affermarsi come propulsore sociale. Ecco perché una settimana fa è stato inaugurato un mercatino del libro gestito dagli alunni, all’ingresso dell’area esterna dell’Umberto I, che il preside Lo Scrudato definisce “super sicuro. Non solo, ma è anche un importante primo segno di normalità e incide molto sui costi del caro libri, dato che abbiamo deciso che vendiamo tutto a metà prezzo. Tutto quello che stiamo facendo è un continuo gesto d’amore per i nostri ragazzi – conclude – e quando c’è questo tipo di tensione riusciamo a compensare momenti difficili e decisioni gravi. Un po’ come in medicina, dove il primo e unico pensiero è il paziente, per noi del mondo della scuola è il bene degli alunni”.
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