31 Marzo 2017, 18:45
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PALERMO – Umiliati e costretti a sottomettersi all’ex direttore generale di Gesap. Carmelo Scelta aveva instaurato un “clima di tirannia e terrore” all’aeroporto di Punta Raisi. Sono le testimonianze di alcuni professionisti a ricostruire gli illeciti all’interno dello scalo.
Uno di loro, l’ingegnere Giuseppe La Calce, si rifiutò di sottoscrivere uno dei tanti progetti in cui fu spacchettato il lavoro complessivo di restyling della hall arrivi del “Falcone e Borsellino”. Era lo stratagemma per abbattere le cifre degli affidamenti, aggirare l’obbligo della gara ad evidenza pubblica e scegliere sempre le imprese riconducibili all’imprenditore romano Stefano Flammini. La Calce fu licenziato in tronco e poi riammesso in servizio con una sentenza del Tribunale del Lavoro.
Il primo a sbattere la porta, per la verità, era stato Domenico Di Carlo, consigliere di amministrazione di Gesap in quota Provincia di Palermo, allora azionista di maggioranza con il 41 per cento delle quote. Fu Di Carlo a scrivere nella lettera di dimissioni che la frammentazione dei progetti era irregolare. Di irregolarità ne sarebbe stata commessa anche un’altra. Anzi, si tratta della irregolarità da cui, a cascata, sono scaturite tutte le altre.
Gesap, infatti, aveva un gruppo di professionisti interni che avrebbero dovuto occuparsi della progettazione dei lavori. Ed invece saltava fuori la necessità di avvalersi del lavoro di consulenti esterni. Avrebbero dovuto fare da supporto e invece svolgevano tutto il lavoro. Il pool di ingegneri e architetti di Gesap si limitava a firmare progetti che altri, e a cifre gonfiate, avevano preparato al loro posto. Quando, tra il 2014 e il 2015, i professionisti furono convocati dagli agenti della Squadra mobile hanno ammesso le pressioni subite.
“Scelta diceva che non c’era diritto di replica – ha raccontato l’architetto Renata Alessandra – quello che diceva era legge, dovevamo ringraziare di avere avuto la fortuna di entrare in Gesap. Ci diceva che eravamo dei raccomandati, professionalmente zero. Ci diceva: ‘Vi ordino di eseguire letteralmente le mie indicazioni… mettetevi a lavorare, non alzate il culo dalla sedia fino o a quando non avere finito… non intromettetevi nelle decisioni aziendali altrimenti vi licenzio’”.
Nel corso di una riunione del 2012, ha riferito l’ingegnere Nicolò Pecoraro, “Scelta diceva che dovevamo ringraziare Gesap perché altrimenti saremmo stati tutti disoccupati”.
“Ho sentito su di me una forte pressione psicologica attuata da Scelta e Listro – ha aggiunto l’ingegnere Salvatore Libertino – che mi ha portato infine a firmare la relazione di progetti di cui io oggi debbo disconoscere la paternità… sono stati redatti da altri soggetti… temevo di essere vessato”. Fu il licenziamento di La Calce a generale, ha concluso l’ingegnere Salvatore Mangiapane “un clima di terrore per la perdita del posto di lavoro, c’era un clima di tirannia”.
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31 Marzo 2017, 18:45