Cronaca

Teste incastra Arata: “Mi disse di un premio per Siri”

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12 Maggio 2021, 19:12

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PALERMO – I rapporti tra il faccendiere Paolo Arata, ex consulente leghista, e l’imprenditore Vito Nicastri, ritenuto tra i finanziatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro; il “premio” che Arata avrebbe fatto avere all’ex sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri in cambio di un favore sono stati al centro del processo che vede imputati di corruzione e intestazione fittizia di beni tra gli altri lo stesso Arata, il figlio Francesco Paolo, il dirigente regionale Alberto Tinnirello e l’imprenditore milanese Antonello Barbieri.

Il processo, celebrato in ordinario davanti alla quarta sezione del tribunale di Palermo, nasce da un’inchiesta della Dda che portò in carcere il re dell’eolico Vito Nicastri, che ha patteggiato una condanna a due anni e 10 mesi sempre per corruzione e intestazione fittizia di beni, il figlio Manlio, che rispondeva degli stessi reati, e che ha patteggiato a due anni, gli Arata e alcuni funzionari regionali.

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Sul banco dei testi è salita una amica di Arata alla quale l’imputato avrebbe fatto una serie di confidenze. La donna, richiamata più volte dal presidente del collegio giudicante nel corso della deposizione per i molti “non so” e “non ricordo”, ha ammesso, anche alla luce di intercettazioni di sue conversazioni con l’ex consulente leghista, che questi le aveva riferito che Nicastri era suo socio di fatto. La teste ha anche ammesso che Arata le aveva raccontato di aver dato un “premio” a Siri in cambio di favori. Siri e Arata, per questo episodio, sono stati indagati per corruzione dalla Procura di Roma. Secondo l’accusa il faccendiere avrebbe dato una mazzetta di 30mila euro al politico in cambio della presentazione di un emendamento che conteneva disposizioni in materia di incentivi per il ‘mini eolico’. L’ex sottosegretario, che si dimise dopo l’avviso di garanzia, ha scelto l’abbreviato.
(ANSA)

Pubblicato il

12 Maggio 2021, 19:12

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