17 Aprile 2013, 14:53
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GELA (CALTANISSETTA) – Come nella scena di un film, davanti a telecamere e giornalisti, il maestro di Gela Domenico Timpanelli, 47 anni, accusato del reato di detenzione ai fini dello spaccio di droga, poi prosciolto perché estraneo ai fatti, ricostruisce le fasi del suo arresto, avvenuto il 28 aprile dello scorso anno. L’insegnante ha voluto ricostruire le fasi del suo arresto simulando il momento in cui, subito dopo la perquisizione alla sua Pegeout 308, gli uomini della guardia di finanza gli misero le manette ai polsi, avendo rinvenuto nel passaruote anteriore mezzo chilo di droga.
Timpanelli, assistito dai legali Vincenzo Ricotta e Rocco Fausciana, ha incontrato la stampa proprio nel cortile dove la sua auto era parcheggiata al momento dell’ispezione, in via Sabbioncello, nei pressi della sua abitazione, nel quartiere residenziale di Macchitella. “Ma perché il pacco contenente mezzo chilo di hashish e cinque grammi di cocaina fu estratto dal passaruote della mia auto, proprio nel momento in cui mi ero allontanato dal veicolo con il mio avvocato, al grido di ‘bingo’? Perché prima, invece, durante le fasi della perquisizione, alle quali io assistevo, i cani non fiutarono sostanza stupefacente? Perché non esiste – si chiede ancora il maestro – nessuna foto che racconti le sequenze del ritrovamento della sostanza? Perché del pacco trovato non sono state prese né le misure né le impronte?”.
Interrogativi che si pone l’insegnante gelese, ex tour operator che due giorni dopo il suo arresto avrebbe dovuto scambiare cinque assegni per un importo complessivo di 250 mila euro. Soldi legati ad alcuni affari turistici che aveva raggiunto in precedenza. “Nonostante le verità attorno a questa vicenda siano state tradite – continua Timpanelli – credo ancora nel senso della giustizia. Ho anche ingaggiato investigatori privati di Roma che ho pagato 900 euro al giorno, per un importo complessivo di 60 mila euro, da cui aspetto ancora relativa documentazione. Mi sono potuto permettere di pagare questi soldi che intendo sicuramente recuperare per il danno che hanno subito la mia immagine e la mia dignità soprattutto. Su di me – aggiunge ancora – è stato allestito un intelligente piano criminale che grazie alla competenze dei pm è stato però messo alla luce. E anche se a distanza di un anno, mi è stata riconosciuta la totale estraneità ai fatti”. Domenico Timpanelli non vuole ancora fare rientro a scuola perché “i bambini – dice – mi guardano con gli occhi smarriti”.
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17 Aprile 2013, 14:53