11 Maggio 2022, 13:18
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“Sui condannati per mafia e la politica il dottore Morvillo ha ragione, ha pienamente ragione per il periodo che viviamo. Noi è da trent’anni che andiamo avanti e facciamo memoria. Ora, per il trentesimo delle strage, ci ritroviamo in una situazione come questa. Vuol dire che stiamo commemorando con grande retorica, ma c’è solo quella e niente altro”. Tina Martinez Montinaro è una donna coraggiosa e sincera. Suo marito Antonio era il caposcorta di Giovanni Falcone, inghiottito come gli altri nell’abisso infuocato di Capaci.
Alfredo Morvillo, ex magistrato, fratello di Francesca, uccisa con il suo sposo e con la scorta sull’autostrada, è stato perfettamente comprensibile nelle sue dichiarazioni di ieri: “A trent’anni dalle stragi la Sicilia è in mano a condannati per mafia. C’è chi attualmente strizza l’occhio a personaggi condannati per mafia. C’è una Palermo che gli va dietro, se li contende e li sostiene. Davanti a questi fatti mi viene in mente un cattivo pensiero: certe morti sono stati inutili. Qui sono accadute cose inaudite. Ma la libidine del potere spinge alcuni a stringere alleanze con chicchessia”.
Nessun nome, ma il collegamento con le recenti cronache elettorali – salvo successive precisazioni – che conducono a Totò Cuffaro, che è entrato nella partita a sostegno di Roberto Lagalla, candidato del centrodestra a Palermo, per cui anche Marcello Dell’Utri aveva manifestato apprezzamento, è apparso logico. Cuffaro ha scontato una condanna per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra ed è, con la sua Nuova Dc, nell’epicentro della trattative, tra Palazzo delle Aquile e Palazzo d’Orleans. Dell’Utri è stato condannato per concorso esterno.
Cuffaro ha replicato a Morvillo: “Nonostante la sua autorevole considerazione, che rispetto ma che con educazione non condivido, credo di avere il diritto costituzionalmente riconosciutomi e forse anche il dovere di vivere la mia vita da libero e coltivare il mio impegno politico e sociale dopo avere pagato i miei errori con grande sofferenza”.
Oggi interviene Tina Montinaro, pure lei con parole esplicite rilasciate a Livesicilia.it: “Siamo al fatto che cambia tutto per non cambiare mai nulla. Parliamo sempre ai giovani, ma non mi pare che stiamo dando un grande esempio. Allora come possiamo pretenderlo? Mi si continua a girare lo stomaco”. E parla Giovanni Paparcuri, uomo sincero e coraggioso, sopravvissuto alla strage Chinnici, collaboratore apprezzatissimo di Falcone e Borsellino, anima del bunkerino della memoria che, a Palazzo di giustizia, mostra l’ambiente di lavoro dei due giudici, come se dovessero tornare da un momento all’altro.
“L’ex rettore Lagalla è una brava persona – dice Paparcuri – ma io, al posto suo, avrei detto: ‘Cari Cuffaro e Dell’Utri, avete espiato le vostra pena e siete liberi, d’accordo, ma io non posso accettare il vostro sostegno’. Io – prosegue Papa, come lo chiamavano i due magistrati – ho molto amato sia il dottore Falcone che il dottore Borsellino. E vedere certe cose mi fa troppa impressione”.
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11 Maggio 2022, 13:18