17 Giugno 2019, 19:22
1 min di lettura
Quando annuncia il ritiro dalle scene, un campione fa sempre rumore. Anche se le scarpette le ha già appese al chiodo, e si tratta di un “ritiro-bis”. L’annuncio di Francesco Totti lascia presagire quel che verrà dopo: “Alle 12,41 del 17 giugno ho dato le mie dimissioni dalla Roma”. E in una conferenza stampa fiume al salone d’onore del Coni, l’ex numero 10 e ormai ex dirigente della Roma scioglie vari dubbi e sfoga una frustrazione mai nascosta.
“Mi hanno tenuto fuori da tutto”, dice Totti. Lo fa in più salse, con vari esempi pratici, parlando ai giornalisti con schiettezza e sincerità. Racconta il proprio punto di vista sugli eventi ravvicinati che hanno portato alla “deromanizzazione” della Roma (riferendosi anche al brutale addio di Daniele De Rossi), scagiona se stesso dalla “colpa” della decisione di chiudere con la squadra della sua vita, insiste sui nomi del presidente giallorosso James Pallotta e del consigliere Franco Baldini. Il rapporto con quest’ultimo è paradossale, in quanto “non c’è mai stato e mai ci sarà – dice Totti – perché se ho preso questa decisione è evidente che c’erano dei problemi interni. Se ‘canti’ da Trigoria, il suono non lo sentirai mai; l’ultima parola arriva sempre da Londra. Qualcuno doveva uscire, mi sono fatto da parte io”.
Il “capitano” risolve anche alcune questioni personali coi giornalisti, smentendo i rumors che l’avevano visto all’opera per imporre sulla panchina romanista praticamente chiunque tranne Paulo Fonseca (di fatto scelta finale della dirigenza): “Tra tutti i nomi che avete scritto tutti, chi più, chi meno, l’unico allenatore che ho sentito è Antonio Conte. A Mihajlovic, De Zerbi, Gattuso e Gasperini non ho mai mandato un messaggio. Una persona ho chiamato, ed è Antonio Conte. Io per stupido non ci passo”.
Pubblicato il
17 Giugno 2019, 19:22