21 Ottobre 2019, 06:03
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PALERMO – Progetti e immagini parlano chiaro: anche via Marchese di Roccaforte sarà una ‘via del tram’, oltre che un’area pedonale. Circa duecento metri che attraversano cinque incroci, su cui si affacciano una cinquantina di attività dei settori più vari, tra ristorazione, abbigliamento, elettricità, supermercati e alimentari; a questi si alternano vari locali sfitti, segno della crisi del commercio palermitano. Il binario occuperebbe il centro della strada; ai lati del tram, pedonalizzazione da via Filippo Cordova all’inizio di piazza Don Bosco. Questo il progetto di una delle nuove linee del tram presentato dal Comune, che prevede anche un parcheggio proprio nella piazza, per compensare i posteggi su strada eliminati con la pedonalizzazione. Chi su quella strada ha puntato tutto, come commercianti e residenti, o chi la percorre ogni giorno per spostarsi in città, però non è d’accordo.
“Non mi convince”, è la risposta secca di Francesca, della tintoria all’inizio della strada. “Non siamo in via Roma o in via Ruggero Settimo, non abbiamo nessun tipo di garanzia che passanti o turisti continueranno a frequentarci. Siamo d’accordo solo sui parcheggi – continua – che sarebbero un aiuto concreto ai fini di un continuo ricambio di clienti, ma la pedonalizzazione ci taglierebbe solo fuori. D’altronde noi non contiamo, non siamo mai stati interpellati”. Lo sfogo è raccolto dal presidente dell’VIII Circoscrizione Marco Frasca Polara: “Serve un confronto con i residenti e i commercianti della via e occorre illustrare nei dettagli il progetto – afferma -. Sono aspetti sui quali l’amministrazione si è mostrata carente. Con la chiusura di via Marchese di Roccaforte si creerà un tappo per tutti i mezzi provenienti da via Marchese di Villabianca e ci sarà il caos – continua -, bisogna studiare delle alternative alla circolazione veicolare; inoltre il parcheggio annunciato non basterà a mitigare i disagi. La circoscrizione ascolterà i cittadini, valuterà le loro proposte e le sottoporrà all’amministrazione”.
“Fossimo una ‘seconda via Maqueda’, con monumenti e attrattive turistiche… Ma questa è una strada di collegamento e di passaggio – dice Alessio Mazzara, titolare di una pescheria – e così, invece che migliorarla, la si uccide. Verrà a fare acquisti solo chi vive qui, e chi abita lontano e non è servito dal tram avrà solo difficoltà”. Qualche metro più avanti Franco Scolaro, proprietario di un negozio di frutta e verdura, si dice “preoccupato non tanto dalla pedonalizzazione, quanto dai tempi dei lavori. L’esperienza dei commercianti di via Sicilia, distrutti dai lavori all’anello ferroviario, è scoraggiante. Trovarci cantieri infiniti davanti alle attività significa che possiamo chiudere”. “Come fa un cliente a portare la spesa a piedi? Che fine faranno tutti i clienti di passaggio?”, commenta un dipendente del supermercato Quick Sisa a metà della strada.
In totale disaccordo anche le attività storiche di via Marchese di Roccaforte. “Lavoro qui da quarantadue anni – sottolinea Pietro Genovese della Torrefazione De Caro –, vista la nostra esperienza di commercianti qualcuno avrebbe potuto interpellarci. Avremmo sicuramente detto che tram e area pedonale non aggiungeranno nulla”. Massimiliano Biondo è un elettricista, la sua attività di famiglia è in piedi da sessant’anni: “Pensavo fosse uno scherzo – dice –, poi ho letto che i progetti sono stati presentati e ho fatto i conti con la realtà. Io stesso, che abito in collina, come faccio a venire al lavoro in tram? Ho anche clienti da Monreale o Mondello, che praticamente non verranno mai più. Però noi le tasse le paghiamo, tutte, e sicuramente dovremo pagarle anche durante i cantieri che ci mureranno vivi”. Massimo Mercurio, proprietario dell’omonima libreria e ingegnere, ha alcuni dubbi: “Perché non realizzare tutto sottoterra? Perché prima si prepara la linea e poi i posteggi? E poi mi pare che nessuno abbia pensato che devo pagare tre persone, o a quanto siano invasivi questi lavori. Quarant’anni fa – racconta – in questa strada c’era un viavai continuo, ora è il deserto. Eredità non significa lasciare un appartamento, ma una città che funzioni negli anni, per sempre. La buona fede ce l’ha solo il popolo, che subisce il massacro”.
Combattuti gli automobilisti e i residenti. Favorevole Ivano Quartuccio, che abita nella zona: “il problema è vecchio: ci fosse una rete di mezzi pubblici funzionante, comprensiva ovviamente di parcheggi per i residenti, perché non usarla? Io lo farei, come fanno altrove tutti i cittadini con la cultura dei mezzi pubblici”. Anche Roberto, in giro col suo cane, afferma di abitare in una traversa vicina; lui però si dice “sfavorevole, perché non vedo un futuro per la via soprattutto a livello commerciale. Come residente penso che subirò i danni del cambiamento – dice – perché i parcheggi saranno problematici e quello di piazza Don Bosco non risolverà la situazione, e soprattutto prima andrà finito”.
C’è chi si trova in un limbo: “in questa zona faccio sia l’automobilista che il residente – spiega Nicola La Sala – perché mi trovo costretto a prendere l’auto anche per piccoli spostamenti. Io dico che la soluzione è quella sbagliata: se le statistiche sono a sfavore dell’uso del tram, perché insistere anziché potenziare i mezzi su ruota? Una o più navette che girano per le traverse di via Libertà, oppure più autobus 101, avrebbero un costo ridicolo rispetto a questi lavori mostruosi”. Giuseppe, conducente a noleggio, conosce bene il tratto in questione; secondo lui, “gli enti pubblici, dato che già traggono i loro benefici dalle varie tasse automobilistiche, dovrebbero mettere le auto in condizione di muoversi meglio”. Per Gregorio Piraino, fermo in auto lungo via Marchese di Roccaforte per una commissione, l’implementazione del tram “è un suicidio. Potrebbe avere senso solo se letteralmente scomparissero le auto. Certo, va detto che percorrere questo tratto in macchina è già un problema – aggiunge – e l’alternativa del mezzo pubblico funzionante e valido sarebbe importante, ma di certo non il tram e non chiudendo tutto al resto”.
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