PALERMO – Archiviata l’inchiesta nei confronti di Filippo Zerilli, ex primario del reparto di Oncologia dell’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani. Zerilli era stato indagato nel febbraio del 2023 nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Palermo sui favoreggiatori di Matteo Messina Denaro. L’ipotesi era che il medico avesse sottoposto il capomafia ad alcuni esami dopo averne scoperto l’identità.
Le parole di Filippo Zerilli
“Non ho mai conosciuto Andrea Bonafede (era l’identità usata dal capomafia ndr) prima del suo ingresso in ospedale, né ho avuto con lui contatti personali per fissare la visita oncologica – ha sempre dichiarato Zerilli – Indossava sempre la mascherina obbligatoria durante l’epidemia Covid. Ho sempre esercitato la professione con scienza e coscienza e non ero a conoscenza di nulla. Per me è stato tutto un incubo”.
Il 3 dicembre 2020 dal reparto di Chirurgia dell’ospedale di Mazara del Vallo arrivò una richiesta di visita oncologica. Il referto istologico del laboratorio di anatomia patologica dell’ospedale di Castelvetrano del 24 novembre 2020 aveva riscontrato la presenza di un tumore. Messina Denaro fu visitato ne reparto di Zerilli il 9 dicembre 2020. La sua trafila sanitaria ha sempre destato sospetti.
La vicenda del Dna
L’ipotesi su cui si è indagato è che Messina Denaro potrebbe avergli rivelato la sua identità nel momento i cui fu necessario eseguire l’esame del Dna. Sul punto Zerlli ha spiegato agli investigatori e all’Ordine dei medici che lo convocò: “L’esame del Dna nei pazienti da trattare con farmaci chemioterapici ha la funzione di individuare eventuali poliformismi che possono aumentare la tossicità del farmaco, non certo a individuare l’identità dei pazienti”.
