Cronaca

Trapani, mafia: il ritorno al potere dell’ergastolano in permesso premio

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25 Ottobre 2023, 07:57

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TRAPANI – Il carcere non li avrebbe fermati. Neppure l’ergastolo sarebbe bastato a recidere il legame mafioso. Sono infatti due i condannati al carcere a vita raggiunti da una nuova ordinanza di custodia cautelare nel blitz di ieri in provincia di Trapani. Uno avrebbe addirittura sfruttato dei permessi premio per riattivare i contatti mafiosi.

Una lunga scia di morte

Vito Mazzara, 75 anni, di Valderice, ha un lungo curriculum criminale. Nella sua fedina penale c’è l’orrenda colpa di avere partecipato al sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo: imprigionato, strangolato e infine sciolto nell’acido per tentare di zittire il padre collaboratore di giustizia. Non è l’unico omicidio commesso. La scia di sangue è lunga: Rosario Frà e Giuseppe Piazza (giugno 1990), Antonino Monteleone (dicembre 1990), l’agente di polizia penitenziaria Giuseppe Montalto (dicembre 1995). Storici sono i suoi legami con i capimafia dell’intera provincia di Trapani, Matteo Messina Denaro e Francesco Virga.

Il carcere non gli avrebbe impedito di continuare a gestire, ad esempio, gli interessi economici legati ad un’impresa di calcestruzzo attraverso la moglie Caterina Culcasi. Quest’ultima aveva cercato di mettere in riga l’imprenditore Andrea Barone, nei cui confronti la richiesta di misura cautelare è stata respinta poiché, a differenza del padre Salvatore e dello zio Antonino, quando è subentrato nella gestione della società si è sostanzialmente sottratto alle richieste di versare parte degli utili. Si sarebbe limitato a corrispondere qualche esigua ed occasionale somma di denaro.

Culcasi spiegava al marito ergastolano: “… non ci si può parlare… non ci si può dire niente…e lì ti dico ci vorrebbero mazzate”. Non solo, ma risulta anche un attivo interessamento di Vito Mazzara per vendere l’impresa ad “un cristiano di fuori”. La catena di solidarietà in favore dell’anziano boss non è venuta meno. La famiglia mafiosa ha sempre aiutato economicamente quella si sangue.

L’ergastolano in permesso premio

Non è il solo ergastolano ad essere raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare. C’è infatti anche Pietro Armando Bonanno, 64 anni, condannato al carcere a vita per l’omicidio di Pietro Ingoglia. Seppure ergastolano, Bonanno ha goduto di diversi permessi premi e del regime della semilibertà. Per ottenerli ha dovuto dimostrare di lavorare. Ed ecco l’assunzione prima alle dipendenze di un negozio di frutta e poi in una macelleria a Trapani.

Durante i permessi ha riattivato i contatti con Mariano Minore, pure lui arrestato nel blitz di ieri (ai domiciliari). Così come Giuseppe Maltese e Santo Costa (in carcere) che addirittura credevano che Bonanno intendesse assumere il comando della consorteria dopo l’arresto dei Virga. Nel dicembre 2020 Bonanno chiedeva a Minore di recuperare i soldi da versare alla persona che lo aveva fittiziamente assunto a Reggio Emilia.

Una volta rientrato a Trapani, Bonanno avrebbe riallacciato i rapporti con Antonino Buzzitta (già condannato per essere stato ai vertici della famiglia mafiosa di Trapani, e detenuto agli arresti domiciliari). Per ottenere la semilibertà serviva qualcosa in più. Ed ecco che Vittorio Grispo avrebbe aperto una macelleria per farlo lavorare. Chi metteva i soldi? Bonanno si recava “…tutte le mattine da Franco Lipari, da Tano Gigante”, entrambi già condannati per mafia.

Le “finte” assunzioni

Non solo il negozio di frutta e verdura e la macelleria. Bonanno diceva a Grispo: “… io mi devo affittare una casa, compare, e me l’arredo a modo mio e mi affitto una casa e ci penso io. Anche che… senza mobili e senza niente me l’arredo io, ci penso io. Ho tutte cose… quindi compare, mi devi cercare una casa, tu sei… lo capisci che io sono affidato a te, lo capisci l’importanza, no?!… in comodato d’uso me la devi dare… perché siccome io sono interdetto dai pubblici uffici non posso affittare una casa, ma tu essendo. mio datore di lavoro che hai una casa, anche in affitto, la dai a me in comodato d’uso, capisci? Però io pago l’affitto e tutte le spese che c’è da pagare e ci diamo subito”. Riguardo alla macelleria diceva: “Quella che era di mio padre una volta… questa dobbiamo aprire compare… l’attrezzatura c’è, c’è tutto. Tu non spendi niente, tu sei il padrone. La sera ti prendi i soldi, fai il Pos, ti arrivano i soldi tutti a te… perché io non è che sono padrone… perché tu sei il mio datore di lavoro”.

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25 Ottobre 2023, 07:57

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