19 Aprile 2024, 06:30
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TREMESTIERI ETNEO – “Io ho la possibilità di gestire un po’ di incarichi, va bene?”. Parola di Paolo Di Loreto, uno degli ingegneri più noti di Catania e dei più affermati in tutta la Sicilia orientale. Avrebbe gestito cose piccole, per lo più.
Affidamenti che si potrebbero fare anche direttamente, sotto la soglia dei 40mila euro per singolo professionista. Per i quali, però, si fa un bando pubblico. E lo si pilota. Così, secondo la procura di Catania, funzionavano le cose al Comune di Tremestieri Etneo.
Il piccolo centro della cintura di Catania è al centro dell’inchiesta Pandora. Dal vaso scoperchiato dagli investigatori sono usciti fuori, tutti insieme, i mali di politica e pubblica amministrazione: voto di scambio politico mafioso, corruzione, estorsione, turbata libertà degli appalti.
Un sistema rodato che, all’ombra dell’Etna, avrebbe avuto due esponenti di primo piano: l’ormai ex vicepresidente della Regione Siciliana e assessore all’Agricoltura Luca Sammartino e l’ormai ex sindaco di Tremestieri Santi Rando.
Nelle 785 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare ci sono i nomi di trenta indagati. Tra i quali, finito agli arresti domiciliari, c’è Paolo Di Loreto, classe 1952, progettista, tra le altre cose, della società Stella polare, l’impresa che ha proposto, a Catania, il progetto del Pua, il Piano urbanistico attuativo – Variante Catania Sud da un milione e duecento metri quadrati e 300 milioni di euro di investimento (almeno secondo le previsioni di una decina di anni fa, che oggi andrebbero riviste).
È il 2018 e Di Loreto viene ascoltato dagli investigatori che indagano sul primo cittadino Rando e sul leghista di Sicilia Sammartino. Che dentro al municipio di Tremestieri ci fosse qualcosa che non andava, gli inquirenti lo avevano già capito. Ma l’affidamento di un incarico per la redazione dei “Piani particolareggiati di riqualificazione urbanistica e di un’area Erp (Edilizia residenziale pubblica)” fa emergere con chiarezza come funziona il sistema.
L’incarico vale poco più di 17mila euro. Ma verrà affidato all’ingegnere che offrirà il ribasso più consistente. “Una minchiata”, insomma, per usare le stesse parole di Di Loreto. A occuparsi della procedura di gara per conto del municipio è Filippo Ceraulo.
Ceraulo è dipendente dell’Ufficio tecnico comunale di Tremestieri e, soprattutto, responsabile unico di quel procedimento. Per il quale, però, si sarebbe affidato a Di Loreto, professionista privato, in tutto e per tutto: a partire dalla scelta dei professionisti da invitare alla gara.
“Questo qua ci tenevo, me lo sono preso io”, spiega Di Loreto al telefono all’ingegnere Alberto Crisafulli. Quest’ultimo, insieme ad Alfio Giuffrida, Giuseppe Crimi e Maurizio Erbicella sarebbe stato uno dei professionisti necessari per tenere per sé il lavoro.
“Sono 15mila euro – prosegue l’ingegnere Paolo Di Loreto – è una variante urbanistica, figurati. È rifare i piani di recupero che io feci nell”88. È un lavoraccio“. A cui lui, però, tiene personalmente.
Il sistema immaginato, secondo la ricostruzione degli investigatori, sarebbe stato semplice: l’ingegnere Giuffrida si sarebbe dovuto accollare il lavoro, facendo da frontman a Paolo Di Loreto. Crisafulli ed Erbicella, invece, avrebbero dovuto partecipare alla gara con offerte peggiori rispetto a quelle di Giuffrida: rispettivamente un ribasso del 2-3 per cento e nessun ribasso. “Sto facendo fare un invito, ha capito?”, dice l’ingegnere a una dipendente dello studio di Erbicella, chiedendole la pec dell’azienda.
È però Giuffrida a evidenziare un problema: è possibile che ci sia una incompatibilità tra l’incarico che dovrebbe svolgere e un altro che ha svolto in passato. Un “conflitto di interessi palese”, dice Giuffrida, parlando sempre con Di Loreto. Il quale replica, senza fare una piega: “Vabbè, eventualmente poi se hai problemi ti faccio dimettere, ah”. Giuffrida, però, insiste: se ha progettato i piani di costruzione, non può progettare anche la variante.
In effetti, l’obiezione ha senso. Forse è per questo che a dicembre 2018 viene coinvolto un altro progettista, l’architetto Giuseppe Crimi. Mentre Giuffrida presenta un’offerta con un dieci per cento di ribasso e la ritira. Crisafulli, invece, sceglie di non offrire nessun ribasso.
L’offerta di Erbicella, invece, non c’è. “E quindi la diamo a Crimi?”, domanda il dipendente comunale Filippo Ceraulo. “Tranquillo”, risponde Di Loreto. Il 21 dicembre l’incarico da 15mila euro viene affidato secondo le previsioni.
Una gara “sin dall’inizio turbata mediante collusioni da Paolo Di Loreto”, scrivono i magistrati. Che viene descritto come “principale ideatore, regista e artefice della turbativa”. Insieme agli altri professionisti coinvolti. È lo stesso ingegnere a descrivere il sistema a una sua giovane collaboratrice che, pur invitata a iscriversi agli albi regionali, rifiuta di farlo.
“Io i primi incarichi perché li ho avuti? – le dice lui, tentando di convincerla – Li ho avuti perché avevo le amicizie… Non è che per un incarico simile devono chiamare, che ti posso dire, Enzo Dange o chi per lui”. Qui c’è, probabilmente, un errore di trascrizione: l’ingegnere cita probabilmente l’archistar giapponese Kenzo Tange, famoso a Catania per avere ideato il quartiere di Librino.
“Sì, però non è che lo danno (l’incarico, ndr) a me, lo danno a me perché in realtà non sono io ma è Paolo Di Loreto”, risponde l’architetta, ricordando che preferisce lavorare per bravura e per curriculum. Nel vaso di Pandora del mito, in fondo, era rimasta la speranza.
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19 Aprile 2024, 06:30