Tumori, i catanesi non sono | educati alla prevenzione - Live Sicilia

Tumori, i catanesi non sono | educati alla prevenzione

Aurora Scalisi, oncologo

Si conclude oggi la settimana della prevenzione oncologica della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori. II vice presidente della Lilt Aurora Scalisi, responsabile dello screening oncologico dell’Asp di Catania, afferma: “In alcuni casi la diagnosi precoce salva la vita”

L'intervista
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5 min di lettura

CATANIA – La ricerca va avanti, ma ad oggi l’unico vero nemico del cancro è la prevenzione. Catania è una delle province dove la mortalità per tumore è alta, come emerge dai dati del registro tumori regionale, ma nonostante questo i cittadini non hanno ancora sviluppato una “coscienza” seria sulla diagnosi precoce. Un’analisi (allarmante) che proviene dai dati sulle adesioni allo screening oncologico dell’Asp di Catania di cui è responsabile Aurora Scalisi, medico oncologo e vicepresidente provinciale della Lega Italiana per la Lotta ai Tumori.

Il banchetto della Lilt

“Educare alla prevenzione” è uno degli obiettivi della Settimana Nazionale per la Prevenzione Oncologica promossa dalla LILT che si conclude oggi. I banchetti informativi sono presenti in Piazza Verga a Catania e a Mascalucia in piazza San Vito: chi decide di associarsi alla Lilt riceverà una bottiglia di olio extravergine di oliva. Ed è proprio l’olio ad essere uno dei punti cardine della prevenzione. Oltre un terzo dei tumori non si svilupperebbero semplicemente con una dieta salutare. Il punto con Aurora Scalisi.

Dottoressa, i catanesi sono educati alla prevenzione?

Purtroppo no. Anche relativamente allo screening portato avanti dall’Asp e che la Lilt affianca i numeri più bassi sono quelli del Sud Italia e Isole.

Possiamo dare dei dati?

Noi abbiamo una condizione in cui a parità di incidenza di tumori c’è una mortalità più alta e una sopravvivenza più bassa ai cinque anni. Questo significa che la lesione non è diagnosticata in tempo utile a salvare la vita.

Una diagnosi precoce può salvare la vita da un tumore?

Solo una diagnosi precoce entro determinati limiti. Un’anticipazione diagnostica (ad esempio) nel tumore della mammella deve prevedere una diagnosi in un’età del tumore giovanissima. Quindi già riscontrare un tumore della mammella che ha superato un centimetro, un centimetro e mezzo, o che ha anche solo un linfonodo positivo ha una storia e una prognosi completamente diversa.

Quali consigli concreti possiamo dare?

Intanto che la prevenzione in generale dovrebbe far parte della nostra vita e non dovrebbe essere una situazione occasionale. Per prevenzione si devono intendere alcuni punti cardine.

Quali?

Il primo la lotta all’obesità. Un bambino su quattro è obeso e lo resterà anche nell’età adulta, maturando quindi una serie di malattie (anche oncologiche) legate all’obesità.

E quali sono queste malattie?

Per le donne malattie che riguardano la mammella, il carcinoma dell’endometrio. Legate all’obesità a parte le malattie cardiovascolari, ci sono anche le patologie renali.

Quindi c’è un’incidenza tumorale legata all’obesità?

Si. Ci sono alcuni tipi di obesità ad esempio quella che nasce con la menopausa con il grasso accumulato prevalentemente nella zona della cintura. Questo è quello più dannoso per alcuni tipi di patologie.

Tornando ai punti cardine della prevenzione: il secondo?

E’ l’alimentazione, che dovrebbe prevedere l’esclusione di alcol, la riduzione del consumo di carni rosse, se non addirittura l’esclusione, e privilegiare l’olio d’oliva preferibilmente consumato crudo, che è poi al centro della settimana delle prevenzione della Lilt, e frutta e verdura.

Il terzo?

Il fumo. Un’altra prevenzione importante è l’astensione dal fumo. Evitare gli ambienti dove si fuma.

L’inquinamento?

L’inquinamento sicuramente incide, però purtroppo non è sotto la nostra diretta possibilità proteggerci.

A livello sanitario, invece?

Non dobbiamo dimenticare la prevenzione secondaria e, quindi, la diagnosi precoce per alcuni tumori.

Li elenchiamo?

Parliamo di cancro del collo dell’utero, cancro della mammella, cancro del colon retto, e melanoma.

L’Asp di Catania è attiva nella prevenzione oncologica?

Ad eccezione del melanoma, per il cancro della cervice, della mammella e del colon retto esiste già uno screening avviato su tutta la provincia ad opera dell’Asp di Catania per cui in determinate fasce d’età le donne e gli uomini ricevono una lettera d’invito per sottoporsi a questi esami. Ma nonostante ciò l’adesione è molto bassa se confrontata con i dati del Centro e del Nord Italia.

Possiamo fornire dei numeri che dare un quadro più chiaro di cosa si intende per adesione molto bassa?

Io le posso dire ad esempio che per quanto riguarda la prevenzione del cervice carcinoma (tumore al collo dell’utero) noi abbiamo una risposta dell’utenza come Asp del 30 per cento. Quindi invitiamo ogni anno 100 mila donne e vengono ad effettuare l’esame solo 30 mila, al Nord sono 70 mila. Su queste 30 mila donne noi ogni anno troviamo circa 120 lesioni precancerose.

Questa scoperta cosa significa?

120 donne giovani della provincia di Catania vengono salvate da questa malattia, perché la diagnosi precoce fa la differenza. Nel senso che l’esito della diagnosi precoce è la guarigione: non morire per quella malattia, che non è cosa da poco.

La Lilt a Catania quali obiettivi si è prefissata? E quali iniziative portate avanti?

La Lilt a Catania ha diversi obiettivi. Il primo fra questi è la prevenzione primaria. Quindi viene fatta informazione nelle scuole e diffuso il concetto della prevenzione a 360 gradi. La prevenzione secondaria è un altro degli obiettivi, che ha degli ambulatori propri presso l’Hospice oncologico dell’Azienda Ospedaliera Garibaldi Nesima, dove effettua le visite ai tumori a più alta incidenza: quindi ginecologica, senologica, dermatologica, ecografia mammaria. Utilizza, invece, altre strutture per esami strumentali, in convenzione con altre aziende, come l’Asp. Una sezione importante della Lilt è il volontariato.

Quante persone operano a Catania?

Contiamo oltre 30 persone. Una parte si dedica ai malati oncologici, quindi segue i ricoverati presso l’Hospice e un’altra parte si occupa di organizzare e fare attività di informazione durante le varie manifestazioni. Un’ultima parte invece preferisce andare nelle scuole ed è di supporto ai medici che vi operano.

 


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