30 Giugno 2015, 19:28
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PALERMO – Le carte sono quelle di sempre. Al Cimo si rammaricano che nessuno le abbia prese in considerazione. Eppure, dicono i rappresentanti del sindacato dei medici in conferenza stampa, sarebbe bastato che qualcuno accogliesse la loro richiesta di “revocare la nomina di Tutino a primario” e si sarebbe evitato il caos aziendale prima e giudiziario poi.
Secondo i sindacalisti, il primario non aveva requisiti necessari per vincere il concorso. Altri medici erano più qualificarti di lui. Il segretario regionale vicario Angelo Collodoro, quello provinciale Iacono e il rappresentante all’interno di Villa Sofia, Giuseppe Bonsignore, tirano fuori il documento con cui il ministero dell’Istruzione rispose all’azienda ospedaliera che aveva chiesto un parere sul “titolo conseguito all’Albert Einstein College of Medicine” di New York. “Trattandosi di titolo conseguito a seguito di un percorso formativo della durata di cinque mesi – scrissero dal Miur – non può trovare corrispondenza con titoli accademici rilasciati da università italiane e pertanto non può essere oggetto di riconoscimento”.
Una risposta che il Cimo inserì nella denuncia spedita alla Procura della Repubblica, alla direzione generale di Villa Sofia, al presidente della commissione Sanità dell’Ars, all’ordine dei medici e all’assessore regionale Lucia Borsellino. Ecco perché oggi Collodoro spiega che “tutti gli organi istituzionali erano al corrente di una situazione e nulla hanno fatto per evitarla”. La lettera stilata dagli avvocati Luigi Mazzei e Cristiano Dolce per conto del sindacato fu scritta e spedita mentre si attendeva l’esito del ricorso presentato da alcuni medici contro la nomina di Tutino. Nel giugno del 2014 il ricorso fu giudicato inammissibile. Il Tar si dichiarò incompetente e Tutino restò primario della Chirurgia plastica e Maxillo-facciale.
I ricorsi, presentati dai medici Francesco Mazzola e Dario Sajeva, furono respinti perché, si leggeva nella motivazione, “difettano, ad avviso del collegio, gli elementi qualificanti della procedura concorsuale, in quanto la selezione è stata effettuata mediante la valutazione dei curricula e il colloquio sulla base dei requisiti di professionalità e capacità manageriali, senza alcuna comparazione tra i candidati e soprattutto difetta l’elemento più significativo della procedura concorsuale, non essendo stata formata alcuna graduatoria con relativa assegnazione dei punteggi e proclamazione dei vincitori”. In sostanza, il provvedimento finale era stato “adottato dal direttore generale in base alla capacità e ai poteri del datore di lavoro privato”.
Il Tribunale, dunque, non era entrato nel merito del tema fondamentale della controversia e cioè i titoli di Tutino. Secondo i ricorrenti, il vincitore avrebbe dovuto dimostrare di avere la specializzazione e gli anni di servizio in entrambe le discipline: Chirurgia plastica e Maxillo facciale. Una simultaneità di cui, ribadiscono oggi i sindacalisti, Tutino non sarebbe stato in possesso. Il primario, dal canto suo, sgombrò il campo dalle polemiche legate alla specializzazione conseguita negli Stati Uniti e non riconosciuta dal ministero. Un titolo in più e irrilevante ai fini dell’idoneità: così l’aveva definita Tutino.
Ora, all’indomani dell’arresto di Tutino, l’azienda ospedaliera ha affidato l’incarico di reggere le sorti del reparto al chirurgo Giuseppe Termine. Alla stessa direzione generale il sindacato chiede un “ritorno al passato”, facendo rientrare in servizio i quattro chirurghi che in questi mesi sono stati costretti a trasferirsi per incompatibilità ambientale: impossibile operare, così hanno stabilito i commissari sanitari, in un clima di perenne conflitto con il primario. Colpevole, a loro dire, di una gestione fallimentare
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30 Giugno 2015, 19:28