16 Gennaio 2023, 09:24
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PALERMO – La latitanza di Matteo Messina Denaro, il superlatitante di Castelvetrano, è finita poco dopo le 9:30 del mattino. I carabinieri del Ros hanno cinturato la clinica “La Maddalena”, una struttura privata d’eccellenza nelle cure oncologiche nel quartiere San Lorenzo di Palermo. (VIDEO)
Ed è nell’ufficio accettazione che è stato catturato l’ultimo dei padrini latitanti, in fuga dal 1993. Si era presentato ai sanitari con il nome di Andrea Bonafede. Il blitz è stato coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. In particolare dal procuratore Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido.
Insieme a Matteo Messina è stato arrestato anche Giovanni Luppino, di Campobello di Mazara, in provincia di Trapani, accusato di favoreggiamento. Avrebbe accompagnato il boss alla clinica per le terapie.
Già un anno l’ultimo dei padrini di Cosa Nostra in fuga era stato nella stessa clinica. Da allora vi tornava per delle terapie in day hospital.
“Bravi, bravi!”, hanno gridato le persone in clinica. Un gesto di riconoscenza nei confronti dei carabinieri del Ros, da parte di decine di pazienti e loro familiari.
“Come ti chiami?”, gli hanno chiesto i carabinieri. “Sono Matteo Messina Denaro”, ha risposto il capomafia che avrebbe cercato di allontanarsi. Un tentativo di pochi istanti fermato dai carabinieri.
Dopo il blitz nella clinica a Palermo, l’ormai ex superlatitante Matteo Messina Denaro è stato portato dentro un furgone nella caserma dei carabinieri San Lorenzo in via Perpignano. Da qui all’aeroporto di Boccadifalco dove lo attendeva un elicottero per condurlo in un carcere di massima sicuerezza.
Quando i carabinieri hanno capito che stamani il latitante sarebbe tornato in clinica, la scorsa notte hanno messo in sicurezza la struttura con diverse decine di uomini per tutelare tutti gli altri pazienti.
Il capomafia trapanese è stato condannato all’ergastolo per decine di omicidi, tra i quali quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito strangolato e sciolto nell’acido dopo quasi due anni di prigionia, per le stragi del ’92, costate la vita ai giudici Falcone e Borsellino, e per gli attentati del ’93 a Milano, Firenze e Roma.
Era l’ultimo boss mafioso di “prima grandezza” ancora ricercato. Per il suo arresto, negli anni, sono stati impegnati centinaia di uomini delle forze dell’ordine. Oggi la cattura, che ha messo fine alla sua fuga decennale. Una latitanza record come quella dei suoi fedeli alleati Totò Riina, sfuggito alle manette per 23 anni, e Bernando Provenzano, riuscito a evitare la galera per 38 anni.
Trent’anni dopo, in concomitanza con l’anniversario dell’arresto di Toto Riina (15 gennaio 1993) stessa sorte tocca a Messina Denaro.
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16 Gennaio 2023, 09:24