07 Ottobre 2014, 06:00
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PALERMO – Forse il test elettorale in provincia di Siracusa è troppo poco per dire che “il vento sta cambiando direzione”, come ha commentato ieri il capogruppo di Forza Italia Marco Falcone. Ma di certo, l’esito del bis del voto delle regionali a Pachino e Rosolini non ha sorriso al governo e alla maggioranza. Anzi. Il risultato è il peggiore possibile per Rosario Crocetta e per l’ala del Pd che lo sostiene. Non è riuscito il sorpasso di Giovanni Cafeo ai danni di Bruno Marziano, che aveva portato in procura la vicenda, parlando di voto di scambio dopo la nomina del giovane assessore regionale Piergiorgio Gerratana. Lo spostamento di consensi dal Megafono al Pd renziano non è stato sufficiente a scalzare Marziano, cuperliano e oppositore di Crocetta.
La traballante maggioranza dell’Ars così non si è allargata. Anzi, si è persino ristretta, con la vittoria di Pippo Gennuso, centrodestra, ai danni di Pippo Gianni, dei Moderati di Totò Cardinale. Insomma, un due a zero tondo tondo ai danni dell’area governativa. Con una terza patata bollente da gestire, quella del malessere di Giambattista Coltraro, deputato del Megafono uscente che ha conservato il seggio forte di una buona performance malgrado il giro di valzer del Megafono siracusano che si era spostato su Cafeo.
“Abbiamo aumentato i consensi, nonostante le varie attività che ci sono state a livello regionale”, commenta serafico Coltraro a Livesicilia, senza alzare i toni della polemica. Ma ammettendo che uno strascico la vicenda lo avrà: “ La mia permanenza nel gruppo non è certamente scontata”, dice il deputato regionale, che però si professa “aperto al dialogo con il presidente Crocetta – che sostengo – con il quale spero si potrà parlare di una ristrutturazione del gruppo parlamentare”.
Insomma, peggio di così non poteva andare. Crocetta fa spallucce. “Non è una questione che ho seguito – si limita a dire il presidente a proposito del voto siracusano -. È falso che io sia intervenuto”. Non la pensa così il segretario del Pd Fausto Raciti, che non ha perso tempo a bacchettare il governatore con un comunicato ieri mattina, in cui definiva “discutibile” “il comportamento del Presidente della Regione che invece di tenere le distanze da una scelta che riguardava gli elettori del Pd, con le sue azioni ha trasformato questa mini-tornata elettorale nell’ennesimo referendum, ancora una volta perso”.
Questa l’aria che tira nel Pd. E non è una novità. Anche un altro oppositore interno di Crocetta, Antonello Cracolici, ha sviluppato lo stesso tema: “Quando scendono in campo gli assessori di Crocetta, perdono: era già successo alle europee, è accaduto di nuovo alle suppletive di Siracusa. Mi chiedo quante altre volte il Presidente della Regione intenderà piegare il suo governo ad interessi elettorali e di parte, e quante altre volte dovrà essere sconfitto per capire che la sua ‘rivoluzione di carta’ è bocciata dai siciliani”. Neanche da centrodestra o Cinque Stelle sono arrivate all’indirizzo del governo bordate tanto pesanti.
A taccuini chiusi nella maggioranza c’è chi con amarezza parla di “debacle totale”. Proprio mentre le opposizioni affilano le armi per la mozione di sfiducia. “Il governatore è sempre più solo, a sostenerlo una maggioranza traballante, incapace di garantire governabilità e crescita alla Sicilia”, incalza Falcone di Forza Italia. Crocetta non raccoglie. Oggi si ritroverà Palazzo d’Orleans assediato da lavoratori della formazione, forestali e trattoristi. E sarà solo il primo atto di un ottobre caldissimo. Un assedio che il governo dovrà affrontare sempre più solo.
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07 Ottobre 2014, 06:00