Un centro migranti allo Zen| La struttura accanto al Velodromo

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16 Maggio 2018, 06:08

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PALERMO – Un centro di primo soccorso e accoglienza per i migranti che sbarcano al porto di Palermo, una struttura temporanea, prevista per due anni, che il ministero dell’Interno vuole costruire nel capoluogo siciliano e precisamente allo Zen (vicino al Velodromo), in un’area confiscata in pieno verde storico, nonostante la contrarietà di Palazzo delle Aquile. Un progetto in realtà noto da tempo, che costerà 7,2 milioni di euro e che adesso entra nel vivo e nel dettaglio: in consiglio comunale è infatti arrivata la delibera per quello che erroneamente viene chiamato “hotspot”, anche se più volte la Prefettura e il sindaco Orlando hanno sottolineato che si tratta di una cosa diversa e soprattutto temporanea.

Sta di fatto che il consiglio è chiamato a esprimersi con urgenza sullo studio di prefattibilità, anche se in realtà il pallino è nelle mani della Regione cui compete la variante: se il consiglio non si esprimerà, verrà nominato il commissario. Il sindaco Orlando ha più volte dichiarato di non volere il centro, così come sembra unanimemente contrario il coro di voci di maggioranza e opposizione, mentre le autorità centrali hanno sottolineato l’importanza di accogliere i migranti in una struttura adeguata anziché al porto o a San Lorenzo.

Il centro sarà nei fatti una struttura costituita da tendostrutture e moduli prefabbricati per un centro di primo soccorso e sorgerà al Fondo San Gabriele tra via Lanza di Scalea e via Patti, nei pressi del Velodromo che la relazione ministeriale, incredibilmente, definisce impianto “in disuso o usato solo occasionalmente”. Il Fondo San Gabriele (confiscato e dato al Comune nel 2000, dove sorge l’Ottocentesco Baglio) è grande 47.400 metri quadrati, ma il centro ne occuperà 10.800 sul limite con via Patti: un terreno attualmente incolto, recintato a nord ovest e nord est con pietre e tufo. Qui sorgerà una struttura da 400 posti letto a moduli da 10 (300 da subito, 100 integrabili in un secondo momento), presidio medico, uffici, servizi igienici, luogo di culto e mense. La tendostruttura per l’accoglienza avrà 200 posti a sedere, poi ce ne saranno altre due per un totale di 120 posti. L’intera operazione costerà 7,2 milioni di euro e il centro sarà aperto per due anni.

La struttura servirà alla pre-identificazione dei migranti e al foto segnalamento, oltre alle visite mediche: tutte operazioni che oggi vengono effettuate al porto, in spazi ristretti ed esposti alle intemperie. I migranti sbarcati però dovrebbero solo transitare dal Fondo San Gabriele, per essere poi trasferiti in centri a lunga permanenza. Il ministero ha effettuato due sopralluoghi nel 2017, per poi elaborare il progetto inviato alla Regione qualche mese fa, e ha scelto il Fondo anche per l’ampio parcheggio che potrebbe ospitare i pullman e i mezzi che, dal porto, arriveranno così in via Patti dalla Favorita o da via Lanza di Scalea. Il parere degli uffici tecnici del Comune è però negativo: l’area infatti ricade per buona parte in verde storico. Le commissioni avranno tempo fino al 19 per esprimere parere, poi l’atto passerà all’Aula che dovrà pronunciarsi entro brevissimo tempo.

Il sindaco definisce il passaggio in consiglio un “atto dovuto”: “La nostra amministrazione – spiega in una nota – ha sempre rigettato la prassi e la logica di centri cosiddetti di accoglienza, che non è certamente tale e che nel tempo ha dato luogo a degenerazioni ben note, legate alla privazione delle libertà individuali e alla mortificazione delle persone. Ferma restando la necessità di una totale revisione del sistema e delle politiche legate alle migrazioni, fin quando resterà vigente un modello che non riconosce il diritto alla mobilità, il Comune di Palermo continuerà la sua battaglia sul piano politico e si adopererà nell’ambito della legge per fare in modo che l’accoglienza dei migranti sia quanto più possibile rispettosa della loro dignità umana, oltre che grata del lavoro che in questi anni è stato svolto da centinaia di agenti delle forze dell’ordine, uomini e donne della protezione civile, personale sanitario e volontari che hanno gestito la prima accoglienza e a volte le emergenze legate all’arrivo di migranti nella nostra città”.

Contrarie anche le forze politiche di maggioranza e opposizione. “Noi siamo contrari alla realizzazione di qualsivoglia forma di hotspot a Palermo – tuona Ugo Forello, capogruppo del M5s – perché sono strutture chiuse, caratterizzate da un forte controllo di polizia e con un divieto assoluto di ingresso; li riteniamo luoghi in cui vengono violati i diritti fondamentali”.

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Giulio Tantillo, capogruppo di Forza Italia, si dice contrario: “Non vorremmo che l’insediamento diventi permanente, inoltre è stata individuata un’area con un interesse particolare dal punto di vista storico. Peraltro gli uffici lo bocciano. Il Piano inoltre prevede che alcune strutture potrebbero essere lasciate al Comune, ma il problema è a monte: bisogna limitare gli sbarchi, non certo creare questi centri, aiutando i Paesi da cui provengono i migranti”.

“Contro l’istituzione dell’hotspot a Palermo faremo le barricate, in consiglio comunale e in piazza – dice Giusto Catania, capogruppo di Sinistra Comune – Il governo nazionale non può imporre alla città una scelta cosi insensata e soprattutto non può farla contro la volontà dell’amministrazione comunale e dei cittadini palermitani. Il modello di trattenimento dell’hotspot è in palese violazione dei diritti umani ed incompatibile con lo spirito della ‘Carta di Palermo’. Siamo certi che il sindaco Orlando, in tutte le sedi, farà valere tutta la sua influenza affinché non si produca una ferita profonda alla cultura dell’accoglienza della città di Palermo”.

Per Tony Sala, capogruppo di Palermo 2022, “è la mortificazione umana. L’hotspot non è la soluzione, non è certamente il modello di accoglienza che auspichiamo. Nel tempo ha dato luogo a degenerazioni ben note, legate alla privazione delle libertà individuali e alla mortificazione delle persone”.

 

 

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16 Maggio 2018, 06:08

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