“Province, ultima parola” | E Raciti parla di rimpasto

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24 Febbraio 2014, 16:55

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PALERMO- “Domani si vota”. Antonello Cracolici ne è certo: l’aula, domani, dirà l’ultima parola sull’istituzione delle città metropolitane. Basta rinvii, basta bagarre. La situazione è chiara: “Noi (la maggioranza, ndr) e la destra siamo in scontro sul tipo di governance da dare ai consorzi, e poi ci sono i grillini – dice il presidente della Prima commissione dell’Ars Cracolici – , rivoluzionari di professione che vogliono cambiare tutto, ma guai a fare le città metropolitane”.

Un tema, per il neosegretario del Partito democratico Fausto Raciti, sul quale “si stanno scaricando cose, interne ed esterne alla maggioranza, che nulla hanno a che vedere con il merito della discussione”. Per esempio il rimpasto, o le nomine dei manager. Il governatore Rosario Crocetta aveva annunciato si sarebbe fatto dopo il congresso regionale del Pd, ma ancora non si è visto alcun “rafforzamento della giunta”, come amano chiamarlo i politici. Intanto, però, Raciti conferma la linea dei democratici: “Non ci interessano i nomi, il punto è fare un nuovo patto di governo”. “Sono assolutamente d’accordo con Raciti – afferma Cracolici – : a noi non interessa sostituire qualche assessore, ma bisogna dare un nuovo profilo al governo, fare un nuovo patto con la Sicilia e con i siciliani. Se il tema deve essere soltanto mettere in giunta qualche nome nuovo, allora si sappia che non cambierà mai nulla”.

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Ma per il governo, intanto, il quarto ko sulla tanto annunciata riforma è dietro l’angolo, e nel frattempo – l’occasione è una tavola rotonda organizzata dalla Cgil ad un giorno dal voto a Sala d’Ercole – i sindaci di Palermo, Catania e Messina avvertono: “Perdere questa sfida sarebbe una sconfitta per la Sicilia intera”. E Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, dice di più. Lo aveva già affermato nei giorni scorsi, ma oggi rincara la dose: “Pensare che la riforma delle province sia una questione puramente politica significa non comprendere la dimensione istituzionale di questa legge. Dopo il disastro della finanziaria – continua il primo cittadino del capoluogo – se domani non si arriverà ad un accordo sulle città metropolitane chiederò formalmente il commissariamento della Regione”. Perché, per Orlando, si tratta semplicemente di decidere “se si vuole negare o affermare un principio costituzionale: le città metropolitane sono già previste dalla legge, e io mi sento un abusivo se penso che in Sicilia non l’abbiamo ancora applicata”. Ma per Cracolici è “solo propaganda”. “Commissariare la Regione? Si fa soltanto in gravi casi di violazioni statutarie – risponde – e io mi auguro che l’Ars approvi la legge ma se non dovesse succedere non credo che si possa pensare di sciogliere il parlamento regionale. Non saremmo noi, infatti, a negare la costituzione, semmai il parlamento nazionale, che dal 1990 non ha applicato una propria legge”.

Ma per i sindaci delle tre maggiori città dell’Isola perdere questa occasione sarebbe “perdere la più grande scommessa istituzionale che l’Ars abbia mai affrontato dal 1946 ad oggi”. E Orlando, Renato Accorinti (sindaco di Messina) e il sindaco di Catania Enzo Bianco (rappresentato oggi dal ‘suo’ assessore al Bilancio, Giuseppe Girlando), questa sfida non intendono perderla: “Non è il capriccio di noi sindaci, non vogliamo allargarci ad altri territori: l’area metropolitana va riconosciuta subito, anche limitatamente agli attuali confini della città”.

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24 Febbraio 2014, 16:55

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