Un pasticcio chiamato pubblicità| Il caso a Sala delle Lapidi

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08 Novembre 2015, 06:00

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PALERMO – Emendamenti che si contraddicono, parti modificate più volte e secondo indirizzi diversi, emendamenti che andavano considerati improponibili e dai “contenuti irragionevoli”. Insomma, un gran pasticcio. Stiamo parlando del nuovo regolamento per gli impianti pubblicitari, approvato da Sala delle Lapidi lo scorso 8 ottobre. Un atto complesso, che ha impegnato l’Aula per settimane fra polemiche e scontri politici, con un centinaio di emendanti (di cui 60 proposti dagli uffici su indicazione della Segreteria generale per correggere alcuni errori), ma che alla fine ha visto la luce.

Un successo a metà, dal momento che i bandi potranno essere emanati solo quando ci sarà l’aggiornamento delle cartografie e quindi non prima di sei mesi, ma comunque un successo, considerato che il regolamento mancava da anni e in molti ci avevano perso le speranze. Peccato però che in quel testo ci siano delle incongruenze, degli errori: sbavature comprensibili per un atto così complicato, ma che evidentemente non sono andate giù al Segretario generale, che pure era presente in Aula durante i lavori.

Fabrizio Dall’Acqua ha infatti preso carta e penna e scritto una nota con cui in pratica bacchetta tutti. “Preme allo scrivente rappresentare, non senza rammarico, che nel corso delle adunanze deliberative sono state rilevate criticità che vanno imputate, essenzialmente, al caotico andamento dei lavori d’Aula”. Uno schiaffo in piena regola all’indirizzo di Sala delle Lapidi e degli uffici, ma che è sicuramente inusuale per i toni severi e le critiche sollevate. E dire che, vista la complessità dell’atto, per ben due volte i lavori si sono fermati in modo da dare agli uffici la possibilità di redigere il testo con le modifiche apportate, e durante la decina di sedute necessarie al disco verde né Dall’Acqua, né il vice hanno sollevato obiezioni di sorta.

“Alcuni emendamenti sono stati approvati non con riferimento agli originari testi degli articoli proposti dagli uffici, ma ai testi già modificati da emendamenti approvati”, puntualizza però Dall’Acqua, tanto da mettere in difficoltà gli uffici che hanno dovuto “interpretare la reale volontà deliberativa dell’organo consiliare che ha più volte e in date successive interessato medesime parti del regolamento”.

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E dire che, in teoria, durante i lavori d’Aula sono presenti anche alcuni impiegati comunali che forniscono un supporto tecnico per le delibere. Ma Dall’Acqua parla apertamente di emendamenti dai contenuti irragionevoli e di “una condotta approssimativa nel produrre in Aula gli emendamenti”. Medesimo copione per il Piano generale degli impianti pubblicitari. La delibera, ovviamente, resta valida e non ci saranno conseguenze, ma resta nero su bianco il richiamo del Segretario generale che, al termine della nota, auspica che i lavori d’Aula possano svolgersi “più ordinatamente”. Non è certo la prima volta che un regolamento presenta alcune incongruenze, specie al termine di maratone d’Aula, ma questa volta il Segretario ha tenuto a precisare il tutto. Il consiglio ha comunque approvato un emendamento, a firma Mimmo Russo, per consentire all’Aula di apportare ulteriori modifiche, in caso di necessità, e anche alla luce della cartografia aggiornata.

“L’atto era complesso, c’erano 100 emendamenti di cui 60 finalizzati a risolvere le criticità sollevate dalla Segreteria Generale – precisa il presidente del consiglio Totò Orlando – la trattazione dell’atto ha richiesto una decina di sedute e gli uffici hanno avuto il tempo di assemblare per ben due volte il regolamento. A questo processo ha partecipato attivamente anche la Segreteria Generale. La nota comunque non mette assolutamente in discussione il regolamento, che è stato uno degli atti più delicati di questa consiliatura, anche in termini di pressioni esterne. Nella nota non si ravvisa l’esigenza di modifiche, ma se fosse necessario interverremo”.

LE REAZIONI
“I fatti e il pasticcio sulla pubblicità dimostrano che avevamo ragione nel sostenere la linea della prudenza prima di votare. L’arroganza, l’ignoranza e la premura hanno prevalso sulla mia richiesta, che risulta agli atti, per non votare la delibera prima che questa venisse assemblata con tutti gli emendamenti votati. Condividiamo la nota del Segretario generale, l’atto necessita di qualche correzione. Ci auguriamo per il futuro che la presidenza del consiglio e l’assessore ascoltino e valutino con serenità le proposte prudenziali avanzate da qualche consigliere che vanta un curriculum fatto di esperienza. Per completezza di informazione, ricordiamo che i consiglieri di Fi hanno votato contro quest’atto complesso ma votato con idee confuse e contraddittorie. Chiederemo un dibattito d’Aula per valutare la delicata questione e non escludiamo la censura all’ufficio di presidenza”. Lo dice il capogruppo Fi Giulio Tantillo.

“Basta, adesso il vaso è colmo. Troppe le proposte di deliberazione infarcite di imprecisioni, errori o incomplete inviate all’ODG del Consiglio Comunale di Palermo. Per ultime quelle relative alla pubblicità e quella sulla Movida. Adesso la lettera del Segretario Generale che segnala le incongruità presenti all’interno della delibera sul Piano della Pubblicità. Anche se è incomprensibile che se pur munita dei pareri tecnici e contabili favorevole e passata al vaglio della segreteria generale, solo adesso ci si accorga che vi siano delle contraddizioni. Ricordo che la delibera sul piano della pubblicità, ha impegnato il Consiglio per oltre dieci sedute. Il Consiglio ha adottato su mio suggerimento un metodo di verifica degli emendamenti approvati che attraverso la loro collazione col testo della proposta, tendeva ad apprezzarne la legittimità, la regolarità amministrativa e la funzionalità del testo. Tale metodo, ha obbligato più volte il consiglio a sospendere i lavori per attendere la verifica da parte degli uffici, sulla correttezza di quanto votato , correttezza e legittimità che ad ogni ripresa dei lavori ci è stata assicurata dai dirigenti presenti. Risulta, tra l’altro, dal verbale dei lavori del Consiglio Comunale, che ho richiesto un definitivo controllo da parte degli Uffici Comunali sul testo emendato, al fine dei acquisirne un “preventivo si stampi” prima di sottoporlo al voto finale. Purtroppo troppe volte le attenzioni di Sindaco e maggioranza sono state volte a vincolare il voto del Consiglio piuttosto che a un controllo degli atti. Temo che tale stato di cose possa nuocere al corretto rapporto tra Consiglio e Uffici Comunali, oltre che inficiare l’applicazione di regole certe nel settore della pubblicità. Ma temo che ormai l’incertezza regni su ogni proposta in discussione, quindi il problema va affrontato per recuperare un clima di fiducia reciproca, tra Consiglio e Uffici Comunali. Di questi problemi dovrebbe occuparsene il Sindaco, ma nel silenzio del Sindaco, tocca al Presidente del Consiglio”. Lo dice il capogruppo Pd Rosario Filoramo.

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08 Novembre 2015, 06:00

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