03 Luglio 2021, 17:53
2 min di lettura
“Non voglio che altri passino quello che ho passato io, per questo mi impegno tanto, per evitare il dolore e per difendere le persone”. Lucia Petrucci ha ventisei anni. Nel 2012 fu aggredita, nell’androne di casa, con sua sorella Carmela, da un ex fidanzatino, in un culmine di bestialità e odio. Carmela morì, Lucia rimase ferita in profondità nel corpo e nell’anima. Parliamo di tragedie che non abbandonano mai chi le ha subite. Ma Lucia ha reagito va avanti nella pienezza di una vita generosa. Opera nel distretto palermitano di ‘Inner Wheel’, all’interno del pool anti-violenza. La ragazza che ha subito una immane perdita, ora si reca nelle scuole per cercare di estirpare la pianta della brutalità, sul nascere.
“Ho sentito – dice Lucia – della povera Chiara Gualzetti, assassinata a Bologna e sono stata male, perché sto sempre male in questi casi. A prescindere dalla storia specifica, che mi fa molto soffrire, ho imparato che, in genere, c’è sempre qualche segnale d’allarme e che si può intervenire per evitare il peggio. E’ quello che cerchiamo di fare noi”.
I maschi violenti uccidono ancora le donne, nonostante mille parole e centomila impegni, perché? “Si tratta di un fatto totalmente di educazione, ecco perché andiamo nelle scuole – spiega Lucia -, anche se siamo stati un po’ bloccati dal Covid. Io parlo con i ragazzi e gli dico che mi sembra già ingiusto il principio per cui sia necessario insegnare alla ragazze l’autodifesa. Significa che accettiamo un mondo orrendo, in cui ci sono delle vittime. E sono contenta quando tanti liceali vengono a parlare con me e si confidano. E mi dicono che provano sentimenti di rabbia, di gelosia, si aprono. E io gli parlo e cerco di spiegare che non è vero che un uomo deve essere forte nel modo sbagliato, che la vera forza sta nella sensibilità, perfino nella fragilità, nell’ammettere ciò che si è. Bisogna comunicare, i ragazzi si sentono tanto soli ed è necessario salvarli dalla solitudine”.
Da poco, Lucia Petrucci ha perso suo papà Serafino, un uomo buono che ha cercato di proteggere la sua famiglia, con l’amore di una vita. “Mio padre e mia sorella – dice – sono dentro di me, mi guidano. Poi, ho tante persone affettuose accanto e sono grata per questo”. Come noi siamo grati, cara Lucia, perché stai trasformando il tuo immenso dolore nella speranza di tutti.
Nella foto di copertina, Lucia Petrucci (a destra) e sua sorella Carmela (a sinistra).
Pubblicato il
03 Luglio 2021, 17:53