10 Giugno 2019, 16:48
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A quale Palermo dobbiamo credere? Teniamocela cara una Marina di libri, la sottolineatura di ciò che di meglio esiste quaggiù, sbocciata pure quest’anno grazie all’ostinazione di pochi e meritevoli, nonché alla testa fortunatamente dura del direttore artistico Piero Melati che ha scritto su facebook: “Il bilancio è positivo. Ma non elude la domanda: come deve essere UMdL in futuro? Palermo sarà in grado di sorreggere il suo piccolo ‘Salone’, di offrirgli un contesto che consenta un minimo di stabilità, di progettare futuro e crescere in qualità?”. Perché, davvero, il meglio che esiste quasi mai diventa occasione collettiva di ripensamento. E convive col peggio che, infine, lo accerchia.
Ho posteggiato in via Archirafi per visitare l’installazione libresca dell’Orto botanico, in una domenica di sole e di durissimi impatti olfattivi. Intorno regnava una incalzante puzza di urina, la stessa, o forse più persistente ancora, di molti anni fa.
E basta guardarle le strade, per annotare quanto siano devastate come i marciapiedi. E basta guardarla, questa Palermo, sporca e seducente, caotica e immaginifica, disfunzionale e miracolosa, senza sconti, senza pregiudizio. Prendiamone atto: la città possiede una bellezza che non la redime e una bruttezza che fa da controcanto, così da apparire naturalmente schizofrenica, nel deserto delle buona volontà.
Ma noi, in assenza di un miracolo che valorizzi il meglio e riduca in brandelli il peggio, a quale Palermo dobbiamo credere?
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10 Giugno 2019, 16:48