“Lucido, feroce e pericoloso”| Convalidato il fermo di Caruso

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22 Ottobre 2012, 12:28

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Samuele Caruso

PALERMO – Il silenzio dopo la confessione. Samuele Caruso si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al giudice per le indagini preliminari. Il gip Maria Pino ha convalidato il fermo del ventitreenne che ha ferito gravemente l’ex fidanzata Lucia Petrucci, 18 anni, e ucciso a coltellate la sorella della ragazza, Carmela, 17 anni. Una persona con “lucida e perdurante determinazione a commettere reati”: così lo definisce il giudice nel provvedimento. Ed ancora: una “persona pericolosa” che merita di stare in carcere vista la “ferocia” del suo gesto, la “volontà” omicida e il suo comportamento dopo il delitto caratterizzato dal tentativo di fuga.

Le accuse sono pesanti: omicidio e tentativo di omicidio aggravati dalla premeditazione e dai motivi abietti e futili. Il giudice si è riservato sulla misura cautelare chiesta dalla Procura. Nel frattempo Caruso resta rinchiuso in una cella dell’Ucciardone dove si trova da venerdì scorso. Il giorno del delitto, un’ora dopo avere scatenato la sua furia omicida nell’androne al civico 14 di via Uditore, Caruso ha confessato. Ha ammesso di essere uscito di casa armato di coltello, pronto a usarlo “se Lucia non avesse chiarito i fatti”. chiarire perché avesse riallacciato l’amicizia con un suo ex fidanzato. Caruso ha aggiunto con freddezza una serie di particolari sulla dinamica del delitto. Dallo stratagemma per entrare nel palazzo dove abita la famiglia Petrucci (“Ho suonato al citofono dicendo che dovevo consegnare della pubblicità”) al principale bersaglio dei suoi colpi: “Mi sono avventato su Lucia. Lei si è parata con le braccia. Non volevo colpire Carmela”.

Non ci sono dubbi: Caruso è l’assassino di Carmela Petrucci. Restano, però, dei punti oscuri nella sua ricostruzione. Se non voleva fare del male a Carmela perché l’ha colpita due volte? Se voleva davvero soltanto un chiarimento da Lucia perché ha infierito con venti coltellate sul suo corpo? I dubbi restano, anche perché il giovane ha deciso di non rispondere alle domande del giudice.

Le indagini proseguono. Gli uomini della sezione Omicidi della Squadra mobile, su delega del procuratore aggiunto Maurizio Scalia e del sostituto Caterina Malagoli, stanno controllando i tabulati telefonici dell’assassino. Stanno analizzando chiamate, fotografie ed Sms. Per cercare chi e cosa? Forse qualcuno che sapeva delle intenzioni del ragazzo, ma ha taciuto. Forse qualcuno che ha accompagnato Caruso sul luogo del delitto anche se sembrerebbe avere agito da solo. Le attenzioni si concentrano su un cugino, un amico e forse anche la madre di Caruso.

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Tanti perché e un dolore incolmabile nei familiari, nei docenti e nei compagni di classe di Carmela. I ragazzi del liceo classico Umberto I hanno scelto la preghiera per ricordare la compagna. Si sono dati appuntamento nella chiesa di Santa Teresa. “Prendiamo insieme le forze perché certi fatti non si ripetano più. Tirate fuori quanto di positivo avete – ha detto il parroco durante l’omelia – il resto lo affidiamo al silenzio”.

“Mio figlio non è un mostro. La nostra è una famiglia perbene“, ha detto madre di Samuele Caruso. Una famiglia che soffre, come spiega il legale Antonio Scimone, per la vittima e per il figlio finito in carcere. I Caruso hanno pensato di partecipare al funerale di Carmela? “Lo potrebbero anche fare visto il dolore che provano. Non credo però sia una cosa opportuna”, conclude il legale.

Chi era davvero Samuele Caruso? Nessuno tra i parenti di Carmela poteva immaginare che sarebbe piombato nella loro vita per sconvolgerla. Antonino, il fratello di Carmela, in ospedale non si dà pace: “Non lo conoscevamo. L’avevamo visto due volte ma di sfuggita.

Non è mai salito a casa. Non conoscevo neppure la sua famiglia. Non stava assieme con mia sorella Lucia”. L’ultimo pensiero va a Carmela: “Era troppo buona. Ha fatto un gesto che avrebbe fatto qualsiasi sorella.

 

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22 Ottobre 2012, 12:28

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