PALERMO – “Me lo sentivo che le sarebbe successo qualcosa, è da due anni che facciamo denunce alla polizia, ma soltanto oggi le volanti sono qui davanti, adesso che mia figlia è stata ammazzata”. La rabbia convive con un dolore immenso nelle parole di Teresa Matassa, la madre di Rosy Bonanno, uccisa a soli 26 anni dal suo ex compagno, Benedetto Conti. Una tragedia annunciata, quella che racconta la donna dagli occhi azzurri.
Gli stessi della figlia, che viveva nella casa dei genitori, in via Orecchiuta 8, da quando aveva chiuso la relazione con l’uomo. Ma tra quelle stesse mura dove aveva cercato rifugio è morta. Il padre l’ha trovata in una pozza di sangue: ad ucciderla erano state le coltellate inferte dal suo ex. “Minacce telefoniche, benzina e fiammiferi dietro la porta.
E un giorno anche il vetro della macchina in frantumi e addirittura poi l’auto a fuoco. Cosa dovevamo aspettarci da quest’uomo?”. La mamma di Rosi, seduta davanti a quel portone dell’umile palazzina, non crede a quello che sente e a quello che vede. Gli uomini della Scientifica escono da quella e lei chiede: “Era così grave mia figlia? Quanto l’ha ferita?”. Soltanto dopo la raggiunge la consapevolezza: per la ragazzi quei fendenti erano stati mortali.
“Non ci posso credere, la polizia sapeva tutto, ma non ha fatto nulla. Oggi è venuto per l’ennesima volta qui, voleva mia figlia e il bambino. Ma lei non era più interessata a lui, le importava soltanto del bambino. Ci siamo rivolti ad assistenti sociali, avvocati. Ci hanno riempito di fandonie, perché questo è il risultato, la nostra Rosy non c’è più”.
