01 Luglio 2021, 15:01
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PALERMO – Incrementare la vaccinazione, portando le dosi anche a domicilio, laddove le statistiche dicono che la campagna è ferma. E fronteggiare la variante Delta del Covid. Il piano della Regione passa dal rinnovo della stragrande maggioranza dei contratti a termine. Per molti, però, cambieranno le mansioni.
Il report comune per comune dimostra che ci sono tante persone non ancora vaccinate. Si possono convincere e come?
“Proporrò al presidente Musumeci, sulla base delle percentuale per fascia di età che abbiamo raccolto, di promuovere un’ordinanza che abbia come obiettivo di raggiungere il maggior numero di cittadini fra coloro che non si sono prenotati”.
Cosa prevederà?
“Innanzitutto un’azione di coordinamento affidata alle Asp per la realizzazione di un numero maggiore di punti vaccinali a partire dai Comuni che hanno la percentuale più bassa. Allegheremo al provvedimento la statistica della popolazione vaccinata per ciascun comune siciliano in modo che i dipartimenti di prevenzione abbiano cognizione dello stato di avanzamento della campagna”.
Basterà?
“È un modello già seguito in alcuni comuni a livello embrionale, specie nei più piccoli, e ha funzionato. C’è stata integrazione fra sistema sanitario, sindaci, servizi sociali comunali, medici di medicina generale. In alcuni casi abbiamo superato il 90% del target over 80”.
Forse è più facile convincere un anziano piuttosto che una persona più giovane che ha scelto di non vaccinarsi?
“Credo che rendere più vicino il meccanismo di vaccinazione ci aiuterà. La statistica ci dice che nei posti dove c’è un hub vicino la percentuale è più alta. Confido anche in un meccanismo premiale. Penso che chi deve fare le vacanze in agosto avrà interesse ad ottenere il green pass. Ciò che serve è il contributo dei datori di lavoro, specie quelli delle aziende che offrono servizi essenziali e alla persona. Serve una moral suasion sui dipendenti e lo stesso nella pubblica amministrazione”.
Per convincere più gente possibile andrete anche nei luoghi della movida e in quelli delle vacanze
“Esatto, ogni azienda provinciale sta programmando servizi aggiuntivi, ad esempio si stanno organizzando sedi vaccinali nei comuni turistici”.
Servirà personale nuovo a fronte dei tanti già assunti? Sta per scadere o è già scaduta la stragrande maggioranza dei contratti a termine degli operatori sanitari e amministrativi assunti in piena pandemia. Servono ancora tutti?
“Non smobilitiamo la struttura emergenziale. Nessuno è nelle condizioni di fare una prognosi sulla fase successiva all’estate e tutti ricordiamo che nel corso di una pandemia e con un’eventuale dichiarazione dello stato di emergenza non ci si si può permettere di cedere alla tentazione di pensare che tutto sia finito. Quello che serve è una riorganizzazione delle forze, si va verso un completamento della attività di vaccinazione con la moltiplicazione dei punti vaccinali che richiedono personale. Gli operatori Usca potranno essere utilizzati nella vaccinazione domiciliare o nei punti di prossimità. Penso anche ai controlli in ingresso dei flussi turistici”.
Quanto personale avete assunto?
“Circa 9 mila persone”
Numeri imponenti, anche necessari?
“Esistono delle direttive nazionali su come deve essere organizzata la forza lavoro e noi siamo in linea o poco sotto. Non è vero che abbiamo assunto di più e speso di più, non abbiamo definito noi la natura dei rapporti contrattuali. È previsto per legge che un medico guadagni 40 euro all’ora. Ora potrà variare il rapporto contrattuale, non puoi pagare per Usca chi farà un lavoro diverso, ma non puoi neanche disperdere queste professionalità. Nella legge di stabilità con voto unanime del parlamento regionale abbiamo previsto che nei nuovi bandi di selezione la esperienza compiuta durante l’emergenza abbia un valore nella competenza relativa ai titoli”.
Non è un sistema che rischia di creare un circolo vizioso: ti seleziono perché hai competenza ma hai competenza perché ti ho selezionato. Le risulta che tra gli assunti ci siano figli dei soliti noti?
“Raccomandati? Guardi abbiamo chiamato tutti quelli che hanno fatto domanda e che era necessario prendere. Semmai c’è una battaglia più grande da affrontare. Come utilizzare a regime questi ragazzi. Parlo del medici, spero che da parte dello Stato arrivi una norma per chi non ha una specializzazione. Quando finirà la pandemia in Italia si rischia di avere decine di migliaia di laureati in medicina ai quali verrà negato l’accesso al mondo del lavoro. Noi stiamo impiegando non specializzati e la legge prevede che i non specializzati non possano lavorare in ospedale, credo che serva una grande moratoria per fare accedere un maggiore numero di laureati alle scuole di specializzazione, visto che in Italia mancano 45 mila medici. Ma trattarli da invisibili, una volta finita la pandemia, mi sembra ingiusto”.
Non solo personale medico e sanitario, ci sono anche tantissimi amministrativi fra gli assunti. Nel loro caso cosa accadrà?
“Per gli amministrativi obiettivamente è diverso. Le dico che in tanti mi hanno detto che hanno paura di perdere la carica dei giovani, che hanno avviato un processo di digitalizzazione che prima era sconosciuto”.
Con estrema franchezza. Non si corre il rischio di creare un bacino di precariato, una storia già vista in altri settori?
“No, per tanti è stata un’esperienza formativa che non è chiusa e non si concluderà nelle prossime settimane. Si sono confrontati con il mondo del lavoro, è stato qualcosa in più del tirocinio formativo. Con altrettanta franchezza le rispondo di no, non abbiamo costituito un nuovo bacino di precariato”.
Alla luce dei costi della pandemia come stanno i conti della sanità siciliana?
“Proprio ieri ero al tavolo della Conferenza delle Regioni. In Sicilia il bilancio della sanità chiuderà in equilibrio, ci sono altre Regioni con perdite di centinaia di milioni di euro. Ho firmato il decreto che chiude il bilancio 2020 in equilibrio. Semmai bisogna chiedersi che investimento lo Stato vuole fare nella sanità. La spesa sanitaria nei cinque anni della scorsa legislatura è stata fortemente penalizzata”.
Una vostra nota, però, spiega che i costi sono più dei finanziamenti che riceverete
“Abbiamo speso di più, non noi ma tutte le regioni. Tante attività sotto il commissario Arcuri (Domenico Arcuri, sostituito dal generale Francesco Paolo Figliuolo) erano state immaginate a rimborso statale, e in effetti non lo sono state. In Sicilia abbiamo usato le risorse degli accantonamenti per finanziare l’emergenza”.
La lotta al Covid ha reso meno efficace la risposta sanitaria per tutte le altre patologie. La conversione di interi reparti al Covid è stata penalizzante
“Abbiamo chiuso meno che in altre regioni i reparti no Covid. Se a livello nazionale per le patologie oncologiche e cardiache c’è stata una regressione dei sistemi di prevenzione e crescita della casistica è evidente che la pandemia ha sconvolto la sanità di tutto il mondo”.
E in Sicilia ci sono già le statistiche? Meno prevenzione e più morti per altre patologie?
“Dopo l’estate avremo i dati siciliani. Il dato nato nazionale è di circa 10 mila casi oncologici in più. Però è opportuno precisare che c’è gente che ha avuto paura ad andare negli ospedali. La terapia è proseguita. La pandemia ha allontanato la gente dalle strutture ospedaliere. Le morti per infarto sono dovute anche al calo degli accessi al pronto soccorso. Certo un rallentamento nella diagnostica c’è stato, è inutile nascondere il sole con un dito”.
Quando ci sarà la piena riconversione pre Covid dei reparti?
“In gran parte è avvenuto. C’è una cosa che mi rende felice, posso dirgliela?”
Prego
“Mi dà felicità come sta andando il concorso per anestesia e rianimazione. Ci sono 220 partecipanti. Copriremo tutti i posti a concorso per fare partire e potenziare le attività in di sala operatoria. Le dico che per questo tipo di discipline ci sarà sempre un concorso regionale”.
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01 Luglio 2021, 15:01