Venti famiglie rischiano di restare senza casa |La crociata di due avvocati contro lo sgombero - Live Sicilia

Venti famiglie rischiano di restare senza casa |La crociata di due avvocati contro lo sgombero

A meno di 24 ore dall'annunciato sgombero della palazzina che, secondo l'amministrazione, sarebbe a rischio crollo, Alessandro Pulvirenti e Ivan Maravigna ricorrono contro l'ordinanza firmata dal sindaco Bianco. La risposta dell'amministrazione per voce del Capo di Gabinetto.

Via Furnari
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Lo striscione

CATANIA –  “Da qui non usciamo fin quando non ci date una casa”. Lo striscione, che campeggia sul portone di Via Furnari 31, non lascia adito a dubbi circa le intenzioni degli inquilini dello stabile che, domani, potrebbe essere sgomberato: non andranno via senza la certezza che il Comune troverà loro una sistemazione sicura e non provvisoria. Sono circa venti le famiglie che vivono nella palazzina “a rischio di crollo” come si legge nell’ordinanza di sgombero firmata dal sindaco Enzo Bianco. Una notizia che gli inquilini hanno appreso pochi giorni fa sebbene il palazzo abbia circa sessant’anni di vita. Ed è proprio la tempistica dell’operazione a sollevare qualche perplessità. Ma andiamo con ordine.

E’ il 1963 quando la costruzione viene ritenuta “non conforme al progetto approvato”e un’ordinanza ne ordina la sospensione dei lavori e la demolizione. Poi, però, la ditta fallisce e tutto passa nelle mani di un curatore fallimentare. Gli anni passano, il palazzo viene vissuto quotidianamente dai vari inquilini, fino quando nel 2012 apre un cantiere della Ibis srl per “la demolizione e la ricostruzione di diversi edifici e parcheggi interrati” in prossimità del palazzo. Per l’esattezza alle spalle della palazzina in via Passo Aci.

<p>il cantiere di via Passo di Aci</p>

E’ proprio il direttore dei lavori, l’ingegnere Agostino Prestutti, a segnalare al Comune il caso del palazzo di via Furnari con una nota, scritta in seguito a “indagini tecniche e a un sopralluogo”, dove si sottolinea l’esistenza di “elevatissime potenzialità di crollo o rovina parziale e/o totale dell’edificio”. Nella nota citata dall’ordinanza si legge – come già riportato da vari siti di informazione – che le “unità abitate presentano una potenzialità di collasso strutturale direttamente evidenziabile dal semplice esame visivo”.

E’ il mese di Aprile di quest’anno: “Perchè non hanno svolto un controllo prima dei lavori?”, lamentano gli inquilini di via Furnari. “Per cinquant’anni le condizioni dell’immobile sono state fatiscenti, è emersa questa situazione di emergenza soltanto nel momento in cui, attraverso la realizzazione di opere contigue a questo edificio, è stata evidenziata una situazione di pericolo”, dice l’avvocato Alessandro Pulvirenti di Arco Consumatori Sicilia, rendendo nota l’intenzione di nominare dei consulenti per verificare lo stato della struttura dell’edificio.

La palazzina di certo, tranne all’interno delle abitazioni, è parecchio fatiscente (scale in cemento armato, assenza di intonaco…) e necessita di lavori. “In realtà vi è una confusione tra il pericolo di un imminente crollo e la mancanza di ristrutturazione – prosegue l’avvocato – servirebbero semmai interventi di messa in sicurezza, mi chiedo perché finora non siano stati effettuati?“. Nonostante i tempi stretti l’obiettivo di Pulvirenti è tentare di “differire l’ordinanza di sgombero”. In attesa di saperne di più, rimane un problema non da poco: cosa ne sarà delle venti famiglie di via Furnari?”.

Le condizioni della palazzina di via Furnari

Come conferma a Live Ivan Maravigna, che ha notificato al Comune di Catania un ricorso avverso all’ordinanza di sgombero. “Abbiamo chiesto al presidente del Tar – afferma – di adottare, senza sentire le parti, un provvedimento che sospenda l’ordinanza sino all’udienza cautelare in Camera di consiglio”. Secondo Maravigna, infatti, occorrerebbe del tempo per capire, attraverso i tecnici comunali, la reale condizione del palazzo. “Gli uffici del Comune – continua – non hanno mai espresso, con propri organi, pareri né relazioni tecniche. Questi sono solo dei privati – conclude – per cui lamentiamo carenza istruttoria”.

Come andrà a finire, però, si vedrà domani. Intanto, la proposta avanzata dal Comune non piace troppo alle famiglie: 250 euro di buono casa al mese per l’affitto di abitazioni per un periodo di due anni. “Un affitto in media costa trecentocinquanta o quattrocento euro. Cosa ci facciamo con duecento e passa euro al mese per due anni?”, dicono gli abitanti della palazzina. “Noi vogliamo una casa per i nostri figli, altrimenti non ci muoveremo da qui”, dice la signora Santonocito. “Su questo siamo tutti d’accordo, no?” chiede agli altri inquilini radunati davanti al portone che unanimamente rispondono di “sì”.

 

 

 

 


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