06 Gennaio 2010, 00:39
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Dopo l’abbuffata natalizia di cinepanettoni, tra assurde vacanze a Beverly Hills e improbabili sosia di Marilyn Monroe, gennaio è il mese chiamato a riportare ordine nell’affaticata pancia del pubblico cinematografico italiano. A giocare il ruolo dell’Alka-Seltzer ci dovrebbe pensare Carlo Verdone che torna sul grande schermo con la sua nuova commedia: “Io, loro e Lara”.
L’attore e regista romano stavolta è don Carlo Mascolo,
Messe da parte le maschere che lo hanno reso icona vivente del cinema nostrano, il regista di “Un sacco bello” stavolta punta decisamente su qualcos’altro: la riflessione. La lontananza dall’Italia durata un decennio, ha reso l’ingenuità e la purezza di padre Mascolo il mezzo più efficace per mettere a nudo la debolezza e la precarietà dei sentimenti della sua famiglia che in questo film, più che in qualsiasi altro di Verdone, diviene paradigma dell’intera società d’oggi.
Al di là di questa nobile dichiarazione d’intenti però, il nuovo film che Verdone dedica a suo padre scomparso durante le riprese, potrebbe apparire tra i meno incisivi della sua produzione per una serie di limiti evidenti. Innanzitutto la pressochè totale assenza di situazioni realmente divertenti. La comicità alla quale Verdone ha abituato il suo pubblico, fatta eccezione per qualche sporadica gag, latita per quasi tutti e 120 i minuti, e la rinuncia all’ilarità, veicolo fondamentale anche per i messaggi più profondi, rischia di comprometterne la trasmissione.
Discorso diametralmente opposto, invece, va fatto per certi passaggi inseriti con qualche forzatura nel curso della storia, come l’improbabile sparatoria che coinvolge ad un certo punto i protagonisti tranquillamente seduti a tavola.
Poco sfruttata, infine, la partecipazione di Angela Finocchiaro. La simpatica attrice milanese, che spesso in passato ha saputo risollevare le sorti di storie piatte e prive di appeal, viene sacrificata in un ruolo troppo ridotto che finisce per limitarne le straordinarie capacità comiche.
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06 Gennaio 2010, 00:39